CAIVANO (Antonio Russo) – La camorra serve a tavola la mozzarella. Il business dell’agromafia. Alle botteghe alimentari viene imposta la fornitura di latticini da caseifici controllati dalla camorra, anche questi a prezzi maggiorati e non sempre di buona qualità. Un grave episodio che rischia di compromettere ulteriormente l’immagine di un prodotto come la mozzarella di bufala campana Dop che sviluppa un fatturato di oltre 435 milioni di euro. Oppure c’è la richiesta estorsiva classica, cioè di pagare il pizzo tre volte l’anno.
Estorsioni e strategie
Estorsione ed imposizione di acquisti sono le attività prevalenti del sistema criminale nei comuni a Nord di Napoli. Non esiste un comune dove ci siano commercianti che non paghino il pizzo. Il settore alimentare è considerato dalla criminalità organizzata un’area di investimento che ne comprende la strategicità anche in tempo di pandemia perché del cibo, anche in tempi di difficoltà, nessuno potrà fare a meno, ma soprattutto perché consente di infiltrarsi in modo capillare nelle attività commerciali e condizionare la via quotidiana delle persone in termini economici e salutistici.
La camorra controlla la distribuzione e talvolta anche la produzione della mozzarella potendo contare costantemente su una larghissima ed immediata disponibilità di capitale e sulla possibilità di alleanze con le cosche locali e condizionare parte degli organi preposti alle autorizzazioni ed ai controlli, si muovono con maggiore facilità rispetto all’imprenditoria legale. Con i classici strumenti dell’estorsione e dell’intimidazione impongono la vendita di determinate marche e determinati prodotti agli esercizi commerciali, che a volte, approfittando della crisi economica, arrivano a rilevare direttamente.