NAPOLI – I gruppi criminali assomigliano alle aziende, ma anche alle organizzazioni militari. C’è sempre bisogno di nuovi innesti, di nuovi soldati. Ma come fanno i clan a fidelizzare nuovi affiliati? Quando si tratta di famiglie malavitose giovani è più facile di quello che si possa credere. I videogiochi, la passione del calcio, qualche ‘bolletta’, ovvero qualche sommessa, e il gioco è fatto.
Secondo l’Antimafia è proprio lo sport che crea un collante solido. I De Martino, ad esempio, proprio attraverso il tifo avrebbero reclutato nuovi affiliati. Dalle le frange del tifo, anche quelle meno agguerrite, proverrebbero le sacche di affiliati del gruppo di Ponticelli. La guerra di Ponticelli, secondo quanto riferiscono alcune informative, è in una fase di stallo, non è finita. Nelle informative poi cristallizzate in un provvedimento dell’Antimafia la mappa criminale e la dislocazione geografica dei gruppi in lotta appare in maniera netta.
In via Luigi Franciosa e nelle strade limitrofe, in quella zona che viene indicata nello slang metropolitano come Aret’a Barra, è insediata la famiglia Casella, parte del gruppo Minichini-De Luca Bossa e federata con gli Aprea e i Cuccaro di Barra e con l’Alleanza di Secondigliano, composta dalle famiglie Licciardi, Contini e Mallardo e, storicamente, in conflitto con l’organizzazione dei Mazzarella. Nel rione Fiat, ovvero nella zona di via Montale è insediata invece la famiglia rivale, appunto quella dei De Martino, noti anche come gli ‘XX’. E’ lì che c’è stato il doppio agguato che ha portato a un morto, Giulio Fiorentino, e un ferito. L’unica vittima, finora, di una faida a orologeria che dura dalla scorsa estate.
Per la precisione era il 26 settembre scorso, quando in via Esopo nei confronti di Salvatore Chiapparelli, detto ‘Toporecchia’ e Fabio Risi, vicini al clan De Martino, furono esplosi degli spari. Un agguato fallito che, a distanza di mesi, secondo l’Antimafia, sarebbe quello dal quale è partita la faida di Ponticelli. Tanto Chiapparelli che Risi frequentano gli ambienti dei De Martino e, in alcune foto social, vengono ritratti insieme al capoclan detenuto Antonio De Martino, attualmente in carcere perché accusato, tra le altre cose, del delitto di Nunzia D’Amico, la Passilona.
Sarebbe proprio la frequentazione di Chiapparelli e Risi (che si è di recente dichiarato estraneo a dinamiche malavitose) con il gruppo degli XX a farli finire nel mirino. Dopo quel raid è stata registrata l’escalation. Una guerra scoppiata per le cosiddette mesate. Gli stipendi degli affiliati sono di 1500 euro al mese per gli ‘anziani’, poco meno per i giovani. La ricostruzione nei verbali del pentito Tommaso Schisa: “Posso indicare riserva un elenco completo degli affiliati che percepiscono lo stipendio dal clan Minichini-De Luca Bossa: gli esponenti della famiglia Casella percepiscono ciascuno 1.500 euro al mese. Tra questi Giuseppe Casella, Eduardo Casella e il fratello più piccolo di cui non ricordo il nome, Peppe ‘o Blob ed Alì (Luigi Aulisio), padre e figlio, nonché Enrico Borrelli”.
I più giovani prendono una quota inferiore. “Voglio precisare infatti che nella cassa dell’organizzazione confluiscono tutti i proventi della attività illecite dei Casella, tranne il denaro provento della piazza di spacco che gestiscono dietro l’Asl di Ponticelli”.
Le prime ruggini sono state registrate anni fa. Come il tentato omicidio di Giuseppe Casella, i cui dettagli vengono spiegati dal pentito Rocco Capasso nel 2017: “De Martino e altri due sono coinvolti nell’agguato. Ho saputo che sono entrati da dietro, dal parco De Simone e hanno visto tutti i Casella. Giuseppe Casella, Peppe Righetto ‘o Blob, Luigi Aulisio, Gianluca Cardicelli, che stavano su un ballatoio di fronte ai De Micco a circa 200 metri dall’abitazione dei Casella. I casella stavano parlando e sono stati colpiti dal basso. Uno dei proiettili ha centrato Giuseppe Casella al gluteo perché è rimbalzato sul passamano della ringhiera. Ho saputo questa cosa da Flavio che mi disse che Giuseppe Casella era staio fortunato, mi raccontò anche che all’esplosione dei colpi, tutti i Casella erano fuggiti e sembravano delle anguille e solo Giuseppe Casella era stato colpito”.