TORINO – Mentre il fragile cessate il fuoco in Israele e nella Striscia di Gaza tiene, fa clamore la copertina del quotidiano israeliano Haaretz. L’autorevole testata di centrosinistra ha pubblicato le fotografie dei bambini uccisi negli 11 giorni di guerra dai raid dello Stato ebraico, con il titolo ’67 bambini uccisi a Gaza. Questo è il prezzo della guerra’.
Il contenuto è stato ripreso da un articolo del New York Times, che nella versione originale conteneva però anche i due minori israeliani uccisi dai razzi esplosi da Hamas. Le reazioni sono state accese. Molti hanno definito la scelta del quotidiano “coraggiosa”, esprimendo “rispetto” e domandandosi se fosse il sintomo di una presa di coscienza che “cambierà le cose”. Altrettante le critiche, tra cui quella del deputato Bezalel Smotrich, leader del Partito sionista religioso, di estrema destra, che ha invitato a cancellare gli abbonamenti alla rivista.
Il dibattito
Mentre su Twitter divampava il dibattito, sul social network è intervenuto l’editore Amos Schocken, facendo un passo indietro. “Togliere i due bambini israeliani uccisi in guerra dall’articolo del New York Times è un grave errore da parte di un caporedattore, che ha giustificato la decisione con il fatto che abbiamo seguito ampiamente e in real time i loro casi. Allo stesso tempo, ciò danneggia il modo in cui il NYT ha rappresentato quanto accaduto in guerra ai bambini di entrambe le parti”. Oltre a scusarsi con i lettori, Schocken ha dichiarato che la versione online del servizio sarebbe stata rivista.
L’allarme dell’Onu
Nel frattempo, l’alta commissaria per i Diritti umani delle Nazioni unite Michelle Bachelet ha dichiarato che i raid di Israele, se ritenuti indiscriminati e sproporzionati, “possono costituire crimini di guerra”. “Gli attacchi aerei in aree così densamente popolate” come Gaza, ha aggiunto, “hanno provocato un alto livello di vittime e feriti civili. Nonché la distruzione diffusa delle infrastrutture civili”.
Per contro, il lancio indiscriminato di razzi da parte di Hamas è stata una chiara violazione delle regole di guerra, ha aggiunto. E l’Onu, tramite la coordinatrice umanitaria Lynn Hastings, ha lanciato un appello per raccogliere 95 milioni di dollari da destinare ai bisogni umanitari e di ricostruzione dell’enclave. Fermo restando il meccanismo che impedisce arrivino ad Hamas. Nello stesso giorno Malala Yousafzai, premio Nobel per la pace, ha destinato 150 milioni di dollari alla popolazione di Gaza, attraverso le organizzazioni Save the Children, KinderUSA e DCI Palestine.
Colloqui separati
L’Egitto nel frattempo ha invitato Israele, Hamas e l’Autorità nazionale palestinese a colloqui separati, con cui consolidare il cessate il fuoco. Nella speranza di organizzare poi negoziati diretti, ha affermato un funzionario egiziano. I colloqui, secondo la fonte, mirano a organizzare un vertice al Cairo con rappresentanti di Israele, Autorità nazionale palestinese, Egitto e forse Usa. Tra i temi sarebbero la ricostruzione dell’enclave sotto blocco, l’accesso a forniture umanitarie ed edili, uno scambio tra prigionieri, nonché l’unità tra le fazioni rivali palestinesi.
La linea di Israele
Sul fronte internazionale, Israele ha convocato l’ambasciatore francese, protestando con lui per le affermazioni del ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian. Questi, in un’intervista, ha dichiarato che “il rischio di apartheid è forte, se si continua ad avanzare nella logica di uno Stato o dello status quo”. Ira di Tel Aviv: “Israele si aspetta che gli amici non si esprimano in maniera irresponsabile, alimentando gli elementi estremisti e l’attività anti israeliana”.
(LaPresse/AP)