NAPOLI – Tra Gaetano Manfredi e Catello Maresca, i due candidati a sindaco di Napoli espressione rispettivamente del centrosinistra e del centrodestra, è scoppiatala guerra degli attacchi a mezzo stampa. Una strategia consolidata, da asilo della comunicazione politica: i due, entrambi ingabbiati dai partiti che costituiscono le rispettive coalizioni, cercano di polarizzare lo scontro per togliere visibilità agli outsider, Antonio Bassolino e Alessandra Clemente.
Di Sergio D’Angelo, non ce ne voglia, non abbiamo mai scritto come candidato a sindaco, e non lo faremo, poiché la sua candidatura è solo mediatica: verrà imbarcato presto nella coalizione di Manfredi, il re delle cooperative sociali di Napoli, insieme al suo codazzo di esponenti dei centri sociali. Da Elpidio Giordano a Eleonora De Majo a Ivo Poggiani, Manfredi si caricherà i più accaniti ex avversari del presidente della Regione, Vincenzo De Luca, bersagliato a colpi di sacchetti di spazzatura con il volto del figlio Roberto. Tutto perdonato: De Luca pur di far eleggere Manfredi, ha già dimenticato insulti e aggressioni, trasformandosi da sceriffo in agnellino, e così Poggiani avrà l’agognata riconferma alla presidenza della terza municipalità.
Il governatore e gli antagonisti alle vongole si sono accordati, una poltrona a me e una a te: ci aspettiamo che a questo punto De Luca indossi la bandana arancione e soprattutto ritiri le denunce contro i suoi nuovi, cari alleati dei centri sociali. Manfredi imbarca tutti, quindi, dai contestatori di professione ai profughi di Forza Italia confluiti nella lista Azzurri per Napoli, capitanata dal capogruppo in consiglio comunale di Forza Italia, Stanislao Lanzotti, e da Riccardo Monti.
“C’è una componente moderata”, spiega Manfredi, “che vuole aderire alla coalizione. Riccardo Monti è stato una personalità che aveva anche le sue aspirazioni per essere candidato come sindaco, quindi questa adesione mi sembra solamente un arricchimento sia dal punto di vista del contenuto che del contributo politico. Nei prossimi giorni ci sarà un comitato di garanzia di alto livello che valuterà tutti i candidati e ci saranno liste assolutamente pulite. Però non abbiamo bisogno di sceriffi”, aggiunge Manfredi, “né di giustizialismo, il garantismo è anche quello un valore nella società democratica”. Maresca risponde polemico: “Manfredi smetta di scappare”, attacca il magistrato, “o di farsi accompagnare in giro per Napoli per evitare di perdersi tra i vicoli e si confronti sulla qualità della classe dirigente da selezionare. Sulla pulizia delle liste elettorali. Ci faccia sapere, Manfredi o chi lo gestisce, se ha cambiato idea su certi personaggi che quando gravitavano nel centrodestra erano definiti mediamente banditi, mentre ora che sono alla sua corte sono diventati santi. Nella Università Federico II”, azzanna Maresca, “l’ex Rettore non ha lasciato un buon ricordo, anzi con i suoi metodi di gestione amicale ha trasformato la prima istituzione della città in una ridotta dei partiti dilaniata, affidandola poi ad un suo amico con metodi davvero poco edificanti”.
I due si sono pure incrociati, ieri al Vomero, e non si sono salutati, come da copione; un copione, però, già stantio. I napoletani non hanno certo bisogno di una zuffa da cortile, ma di programmi chiari e impegni precisi. Maresca e Manfredi ci risparmino le risse da politica politicante per conquistare titoli di giornale e pensino ai problemi della città: il lavoro da fare non manca.