Violenze in carcere: detenuti trasferiti, i garanti incalzano

Summit con la Procura sammaritana: “Cambiamenti fatti per garantire la sicurezza”. A decine sono stati dislocati verso istituti lontani, creando difficoltà per i colloqui. La decisione del Dap subito dopo l’esplosione dello scandalo dei pestaggi, il timore da eliminare è quello di una scelta per ritorsione

Prima i pestaggi poi, dopo alcuni mesi, le misure cautelari. Infine i trasferimenti. L’onda lunga dei fatti di Santa Maria Capua Vetere si sente ancora. Sul caso dei trasferimenti, ieri mattina il Procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, Maria Antonietta Troncone, ha ricevuto i garanti dei diritti delle persone private della libertà personale, Samuele Ciambriello (garante regionale), Emanuela Belcuore (garante di Caserta) e Pietro Ioia (garante di Napoli) in risposta ad una loro richiesta di incontro avvenuta pochi giorni prima, che riguardava proprio i trasferimenti fuori regione dei detenuti di Santa Maria Capua Vetere che avevano denunciato le violenze. I garanti hanno chiesto chiarimenti in merito a tali trasferimenti operati dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (il Dap) su segnalazione della Procura. Il Procuratore Troncone chiarendo gli intenti di tali azioni ha dichiarato: “E’ stato chiesto il trasferimento per coloro che hanno reso dichiarazioni, sia per tutelarli, sia per rendere più serena la loro permanenza in carcere, poiché sono coinvolti agenti di polizia penitenziaria operanti in diversi istituti penitenziari oltre a quelli di Santa Maria, così avanza l’ipotesi del trasferimento fuori dalla Campania”. In risposta i garanti hanno riferito al procuratore che sono stati trasferiti i detenuti che avevano denunciato, ma anche tanti altri estranei ai fatti. Inoltre, la scelta del Dap secondo il parere dei garanti, di distribuire su di un territorio molto vasto gli spostamenti in questione (da San Gimignano a Firenze, Vibo Valentia, Palmi, Civitavecchia, Rieti, Spoleto, Perugia, Prato, Sollicciano, Palermo, a Modena) “assume il carattere di una ritorsione piuttosto che di una protezione”. Non è finita qui. Ciambriello, Belcuore e Ioia hanno chiesto un incontro anche al capo del Dap Bernardo Petralia, affinché si possano esporre le problematiche raccolte dai familiari e dagli avvocati dei detenuti in questione. I garanti ritengono che “una possibile soluzione potrebbe essere quella di riunire questi detenuti accomunati dalla stessa esperienza, in Istituti presenti in prossimità della regione Campania in modo da garantire la territorialità della pena, agevolare i familiari negli spostamenti e gli avvocati nella loro difesa. Il mantenimento delle proprie relazioni interpersonali e un clima privo di tensioni nell’ambito detentivo risultano per noi imprescindibili fattori di protezione che possano attutire il clamore generato da questa vicenda”. Lo scorso 8 luglio avevano già incontrato per lo stesso motivo il provveditore. Il rappresentante campano del Dap ha accolto i garanti che hanno posto questioni prioritarie. In primo luogo, appunto, l’indignazione e la preoccupazione per lo spostamento dei detenuti che avevano denunciato gli episodi di violenze del 6 aprile 2020 che, dalle carceri campane, soprattutto da Santa Maria Capua Vetere, sono stati trasferiti in altre regioni. Sul punto il provveditore ha risposto e riferito che i detenuti trasferiti, fino a quel giorno, erano 42 e che tale disposizione era arrivata su segnalazione della procura. “Se la procura ha segnalato tali trasferimenti, non ha specificato che i detenuti dovessero essere trasferiti tanto lontano, fuori regione, anzi lo ha fatto per tutelarli” aveva riferito Ciambriello. In questo senso, sollecitato dai garanti, il provveditore Cantone ha rassicurato loro che si sarebbe impegnato a verificare le condizioni di autotutela possibili che consentano il rientro dei reclusi in regione Campania. L’altro punto centrale oggetto di discussione è stato uniformare nella normalità dei colloqui, delle attività in tutte le carceri della Campania, per numero di colloqui, per la possibilità di svolgerli su Skype. Perché i colloqui sono uno dei punti fondamentali per i detenuti e la mancanza di colloqui genera tensioni. Su questo secondo punto Ciambriello ha ricordato il provvedimento che il Direttore generale Gianfranco de Gesu ha inviato a tutti gli Istituti penitenziari nei quali, oltre al numero delle persone, le modalità, l’eventualità di farlo senza l’utilizzo di dispositivi in plexiglas, di svolgerli nelle aree verdi se i detenuti e gli stessi familiari e i figli sono stati vaccinati.

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