NAPOLI – La comunità internazionale è fortemente orientata a favorire la transizione ecologica, alla quale sta lavorando il nostro Paese anche con la Presidenza del G20. In occasione dell’appuntamento di Napoli, WEC (World Economic Forum) Italia e Globe Italia, in collaborazione con la cattedra di Diritto dell’energia dell’Università Federico II, organizzano un incontro, in programma oggi dalle 14,30, presso il Dipartimento di Giurisprudenza di Napoli i Corso Umberto I. L’evento vede una folta presenza del mondo istituzionale e delle aziende, attraverso la partecipazione della Sottosegretaria alla Transizione Vannia Gava e dei deputati Gennaro Migliore e Roberto Morassut, di David Livingston, Senior Policy Advisor del Dipartimento di Stato americano e Katie Jereza, vice presidente dell’americano Electric Power Research Institute, del Capo di Gabinetto della Commissaria Ue all’Energia Kadri Simson, di Ispra, Fise-Assoambiente, Confindustria e, ancora, del top management di Eni, Edison, Terna, Snam, Saipem, A2A, Conai, Comieco, Coca Cola, Contarina e CNH Industrial. Ne parliamo con il presidente di Globe Italia Matteo Favero.
Presidente, quali azioni concrete si stanno ponendo in essere per combattere il cambiamento climatico?
Di recente la Commissione Europea ha presentato un nuovo pacchetto di riforme contro il cambiamento climatico che sarà, posso dirlo con certezza, il più ambizioso mai messo in atto finora al mondo. Il piano si chiama “Fit for 55” (“Pronti per il 55”) e si compone di 13 diverse iniziative politiche che mirano a ridurre entro il 2030 le emissioni del 55% e a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.
Non si corrono i rischi di un “ambientalismo dei ricchi”? Chi paga i costi della transizione?
Accanto a questi obiettivi è assolutamente chiaro che, anche dal punto di vista sociale, sarà necessario fornire strumenti adeguati. Perché bisogna sapere che a quel traguardo devono arrivare tutti. Nessuno può essere lasciato indietro. Per questo serve un nuovo contratto sociale nella nostra Unione. Se riusciremo ad accompagnare la lotta al cambiamento climatico alla lotta contro le marginalità, saremo i primi nel pianeta. Nell’ambito delle azioni per il clima, ci sarà per questo un nuovo fondo ad hoc, il Fondo Sociale per l’Azione Climatica: saranno gli Stati membri a scegliere le modalità di erogazione.
E per le aziende?
Il supporto è previsto anche per loro. Con noi oggi, c’è il gotha di una impresa italiana che mi sento di definire illuminata, perché consapevole che il proprio ritorno economico coincide con l’utile sociale. La transizione non è un processo dall’alto, ma un movimento che parte dal basso, con il protagonismo di comunità, cittadini e anche di questo tipo di privato, che oggi ospitiamo all’Aula Pessina. La società civile non chiede dirigismo, ma governo dei processi, da parte del Pubblico, e ringrazio, a tal proposito, gli importanti esponenti delle Istituzioni oggi qui con noi.
L’Italia è protagonista o spettatore di questo cambiamento?
L’Italia nell’ambito della green economy ha molto da dire. L’Italia, nel 2021, è infatti per il terzo anno consecutivo prima in Europa nel campo del riciclo. Nella produzione circolare, il nostro Paese stacca anche la Francia. Per la produttività delle risorse, siamo in testa alla classifica. Ogni chilo di risorsa consumata genera in Italia 3,3 euro di Pil, contro una media europea di 1,98 euro. La percentuale di riciclo di tutti i rifiuti è del 68%, nettamente superiore alla media europea (57%). Anche il tasso di utilizzo circolare di materia è superiore alla media Ue (11,9%), attestandosi al 19,3%. Per quanto riguarda l’occupazione nei settori della riparazione, del riutilizzo e del riciclo, l’Italia è al secondo posto.
Parlare di rivoluzione ambientale nella regione delle ecoballe non le sembra un po’ paradossale?
Qui ci sono tante eccellenze, nel privato, ma penso anche ai Comuni “ricicloni”. La percentuale di raccolta differenziata pro-capite mostra medie delle province campane che sono prevalentemente positive, superiori alle medie Italia e Centro Italia per Caserta, Avellino, Salerno e Benevento, le ultime tre superiori anche alla media italiana e l’ultima (Benevento 70,9%) superiore perfino alla media Italia Nord. Il G20 qui è un modo quindi di affermare che la Campania vuole essere protagonista.