Grecia, brucia anche parco vicino Atene, migliaia di evacuati. Premier: “Un incubo”

La Grecia continua a bruciare per l'undicesimo giorno, in quella che il primo ministro Kyriakos Mitsotakis ha definito "un'estate da incubo".

MILANO – La Grecia continua a bruciare per l’undicesimo giorno, in quella che il primo ministro Kyriakos Mitsotakis ha definito “un’estate da incubo”. Il Paese mediterraneo non viveva un’ondata di calore così duratura da trent’anni che, unita ai forti e imprevedibili venti, ha contribuito alla propagazione di incendi in molte regioni. Mentre almeno una persona è morta, così come un numero incalcolabile di animali, sono migliaia le persone sfollate da villaggi e resort turistici. Gli ultimi sono stati evacuati dalle cittadine a nord di Atene e prelevati dalle spiagge dell’isola di Evia con i traghetti, in un drammatico salvataggio notturno. Ma la tragedia riguarda anche la vicina Turchia, devastata anch’essa da 10 giorni: 217 gli incendi posti sotto controllo dal 28 luglio in metà delle province, ancora in corso altri 6, mentre almeno 8 persone sono morte. E, altrove, bruciano anche massicci incendi in Siberia e in California, in un’ondata di disastri che gli scienziati collegano all’emergenza climatica.

Sono decine i roghi che continuano ad ardere e, oltre a vaste zone forestali e naturali, hanno distrutto abitazioni, aziende e fattorie. Vicino ad Atene sono in fiamme le pendici del monte Parnitha, nel parco nazionale che ospita una delle ultime zone di foresta vicino alla capitale. Il fumo emesso ha raggiunto la metropoli, tanto che le autorità hanno invitato a tenere finestre chiuse e restare in casa, istituendo un numero d’emergenza per chi presenti problemi respiratori. I vigili del fuoco hanno contrastato le fiamme per tutta la notte e poi di giorno.

A Evia, 1.400 persone sono state evacuate con le barche, sull’isola che è meta turistica per camperisti e vacanzieri e dove i boschi montani si sono tramutati in cenere. I danni ecologici, non solo sull’isola, sono incalcolabili. Un funzionario del Poloponneso ha stimato che la regione di Mani sia stata distrutta al 70%. Mitsotakis ha dichiarato che garantire aiuti a tutte le persone colpite è “la priorità politica”, promettendo che tutte le aree bruciate saranno dichiarate zone di riforestazione. Le cause, intanto, sono sotto indagine, ma tre persone sono state arrestate per il sospetto che abbiano appiccato le fiamme, in due casi intenzionalmente.

Nel pomeriggio, il capo della protezione civile Nikos Hardalias ha riferito che i vigili del fuoco stavano combattendo 55 incendi attivi. Più di 850 gli operatori dispiegati, 40 quadre sul terreno, tre aerei, sei elicotteri e 215 mezzi sono all’opera solo a nord di Atene, con rinforzi inviati da Francia, Cipro e Israele. A Evia, oltre ai 475 vigili del fuoco, 45 squadre, sei aerei e quattro elicotteri, è intervenuto anche l’esercito. Atene ha richiesto l’aiuto del sistema d’emergenza dell’Unione europea. Vigili del fuoco e mezzi sono stati inviati da Francia, Ucraina, Cipro, Croazia Svezia, Romania, Israele, e Svizzera. Anche l’Egitto ha annunciato che contribuirà, così come Repubblica Ceca e Spagna.

LaPresse

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