Ghemon: “Sono fatto così: in continuo divenire sorprendo il pubblico”

Intervista a Ghemon, stasera in concerto all’ex Base Nato di Napoli

NAPOLI – “Un flusso di energia mi attraversa/mi sta mandando fuori di testa”: è un vero e proprio manifesto good vibes only quello scritto da Ghemon (in foto). Parliamo di ‘Momento perfetto’, ariosa hit che abbiamo ascoltato per la primissima volta all’ultimo Festival di Sanremo. Un pezzo nuovo dall’arrangiamento curatissimo e originale (senz’altro tra i brani più interessanti della kermesse ligure), supportato, peraltro, da una performance bella, divertente e solare del cantante. La stessa che Ghemon, all’anagrafe Gianluca Picariello, porterà questa sera sul palco del Suona Bike In, festival ‘green’ in corso all’ex Base Nato di Bagnoli, a Napoli.

Si tratta della quartultima tappa del ‘E vissero feriti e contenti tour 2021’, la tournée che prende il nome dall’ultimo album dell’artista, il sesto. Un cd in cui abbiamo assistito a una nuova, vera e propria trasformazione di Ghemon. Oltre al rap, il genere di partenza del cantante, in ‘E vissero feriti e contenti’ c’è un mix di soul, funk e musica italiana ma, soprattutto, di r&b. E questo deciso tocco di rhythm and blues Ghemon l’ha trasferito anche nel look: lasciato alle spalle il taglio biondo platino rasato, abbinato ad uno stile urban, lo ritroviamo oggi con i capelli lunghi e ricci e un abbigliamento un po’ retrò: un’entusiasmante metamorfosi da cui partiamo.

Parola d’ordine: cambiare. Come sta oggi il ‘nuovo’ Ghemon?
Sono fatto così: in continuo divenire. Sorprendere il pubblico per me è divertente. Sono andato sul palco e ho messo la musica che sento adesso dentro di me: mi sento più aperto nei confronti di tutto, e il disco comunica questo. La mia è stata un’apertura sia estetica che musicale. Sono contento di essere ripartito con i live: ne ho già fatti un bel po’ anche se non ai ritmi di prima, ma ci siamo avvicinati molto. La mia squadra è tornata e la carica delle persone, anche se da sedute, sta arrivando tutta.

Parlaci di ‘E vissero feriti e contenti’: un album ricchissimo di contenuti, musicali e di testo, da molti definito complesso.
In verità non miravo a realizzare un album complesso, laddove questa parola sembra voler esprimere una sorta di demerito, come dire ‘difficile da comprendere’. Penso che sia meglio definirlo non scontato, non ovvio. C’è stata da parte mia la ricerca di originalità: la musica in questo cd è fresca, spontanea, e la cosa più importante di tutte è che non abbiamo mai fatto un ragionamento che ci facesse dire: “Ok, facciamo quel che va di moda, che può avere successo”. Al contrario, volevo metterci dentro quel che mi sentivo di fare, anche prendendomi dei rischi. Pensando di fare, così, qualcosa di nuovo per la musica italiana, come a voler aprire una porta.

E su cosa affaccia questa porta?
Su suoni e idee che tanti erano abituati ad ascoltare solo nella musica americana o quella di altri posti, ma mai in quella italiana. Musicalmente parlando, quelli che ho toccato negli ultimi dischi non sono territori molto battuti da artisti italiani, e questa è una cosa che mi viene spesso riconosciuta. Ma ho semplicemente fatto la musica che mi piaceva.

Quali sono i tuoi gusti musicali? Insomma, che cosa ascolti?
Black music, reggae, r&b, soul, jazz: il risultato di quello che faccio è dato appunto da cosa ascolto, ed è ciò che poi c’è nel disco. Quello che ‘mastico’ da ascoltatore lo riporto nella musica che creo. Di sicuro questa volta mi è piaciuto molto spaziare di più rispetto ai precedenti lavori: prima ho sperimentato, ma non avevo mai toccato spazi esplorati in questo disco che ho scritto in pochissimo tempo, dal luglio al dicembre del 2020. Avevo voglia di fare musica nuova nonostante l’album precedente fosse uscito poco prima. ‘E vissero feriti e contenti’ rappresenta per me un periodo artisticamente di grande crescita, in cui ho trovato una squadra che spero sia quella mia a lungo per la produzione artistica e per la scrittura. E’ un disco pieno di cose positive, esperimenti ed aperture.

Parliamo di Sanremo: il brano che hai portato, ‘Momento perfetto’, ti ha dato le soddisfazioni che speravi?
Sono contento di aver scelto questo pezzo al di là della classifica finale. Sono convinto che sia la scelta a definire un artista, e la mia è stata coraggiosa e originale: l’entusiasmo che vedo ai miei concerti ne è la conferma. L’esperienza a Sanremo, al di là di quella settimana in cui sei mediaticamente molto esposto, poi le cose e la musica che hai presentato viaggiano su un’onda lunga e diversa.

Di ‘Momento perfetto’ è stato apprezzatissimo anche il videoclip.
Abbiamo voluto realizzare un tributo a una scena di ‘Blues Brothers’ in cui recita Aretha Franklin, ricreando la stessa identica ambientazione: un grande classico del cinema.

Stasera sarai all’ex Base Nato di Bagnoli.
Per me questa è una data speciale: sarò nella mia terra, nella mia regione. Un pubblico che mi conosce meglio e che partecipa di più.

La canzone più cantata dal pubblico durante i live?
Credo sia ‘Difficile’, un pezzo a cui sono molto legato in cui tocco tematiche mai affrontate prima, ma che mi sento ‘addosso’.

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