NAPOLI – Un problema etico, economico ed ecologico. Buttiamo nella pattumiera troppo cibo. Lo spreco alimentare è un problema sentito soprattutto nei Paesi ricchi dove il consumismo è uno stile di vita consolidato. Ogni anno buttiamo chili e chili di alimenti, spesso ancora in buone condizioni. Secondo i dati forniti in occasione dell’ultima Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, ideata e istituita nel 2014 dalla campagna Spreco Zero di Last Minute Market, nel 2020 abbiamo buttato nella spazzatura 27 chili di cibo a testa (529 grammi a settimana), l’11,78% in meno rispetto al 2019. Riportando i valori a livello nazionale possiamo dire che in un anno sono state salvate oltre 222mila tonnellate di cibo per un risparmio di 6 euro pro capite e 376 milioni euro a livello nazionale. Anche se i valori sono in calo si tratta di un problema che andrebbe affrontato in maniera più incisiva, partendo dalle nostre azioni quotidiane.
LE REGOLE
Per sprecare meno cibo per prima cosa bisogna fare bene la lista della spesa, ed evitare quindi di acquistare prodotti che abbiamo già in dispensa. Poi bisogna procedere con acquisti ridotti e ripetuti nel tempo per fare in modo di non oltrepassare la data di scadenza. Acquistiamo seguendo la stagionalità dei prodotti, prendendo i prodotti della terra con il giusto grado di maturazione, e separando le diverse varietà di frutta e verdura. Non bisogna tenere insieme i cibi che si consumano in tempi diversi, e occorre controllare sempre l’etichetta. Inoltre un’altra buona abitudine non relativa agli alimenti riguarda gli involucri: meglio scegliere prodotti senza imballaggi, in modo da inquinare meno il nostro pianeta.
LA MUFFA
E’ comunemente chiamata muffa un agglomerato di sottili miceli, che si formano su materia vegetale o animale, generalmente come uno strato schiumoso o filamentoso, come segno di decomposizione e marcescenza. Per evitare che il cibo ammuffisca dopo averlo cucinato bisogna tenerlo ben chiuso in contenitori di vetro e non lasciarlo fuori dal frigo, soprattutto se le temperature esterne sono alte come adesso. La presenza di muffa è infatti quasi sempre segno di un cibo andato a male o avariato, anche se in alcuni casi le muffe sono oggetto di una coltivazione precisa, come nella produzione di alcuni formaggi, come il gorgonzola, il Roquefort o lo Stilton. Se vogliamo evitarle mangiamo gli avanzi conservati in frigo nel giro di massimo quattro giorni in modo che le muffe non abbaino il tempo di svilupparsi.
COSA EVITARE
Le muffe in alcuni casi possono rivelarsi dannose per la nostra salute. Ci sono una serie di cibi di cui bisogna disfarsi in caso di muffa, e sono tutti quelli che hanno un elevato contenuto di umidità oppure dalla consistenza porosa. Questi alimenti potrebbero infatti essere contaminati anche al di sotto della superficie della muffa e dunque contenere micotossine. La lista è lunga e contiene molte tipologie di cibo: carne, alcune tipologie di carne di maiale come pancetta e salsicce, avanzi di carne cotta, cereali cotti, pasta, latte, formaggi freschi, burro, yogurt, succhi di frutta, frutta e verdura molto acquose come cetrioli, pesche e pomodori, pane e prodotti da forno e frutta secca. Quando questi cibi presentano uno strato di muffa vanno buttai e i recipienti e il ripiano del frigo lavati con cura per evitare che anche altro cibo vada a male.
COSA SALVARE
Ci sono diversi alimenti che invece possiamo ‘salvare’ dalla pattumiera, eliminando lo strato di muffa che si forma in superficie, ed evitando quindi sprechi anti ecologici. Nella lista degli alimenti che possiamo consumare senza pericolo troviamo alcuni salumi come salame e prosciutto, poi formaggi a pasta dura come il grana o il parmigiano. Si possono consumare eliminando la parte ammuffita anche frutta e verdura solide come cavolo e carote. Infine possiamo consumare anche la marmellata: la protegge dalle spore la presenza di zucchero che lega all’acqua.