NAPOLI – Il M5S 2050 non è nella condizione di giocarsi la partita per le Politiche, non anticipatamente almeno. A dimostrarlo le dichiarazioni del leader Giuseppe Conte rispetto all’ipotesi di Mario Draghi presidente della Repubblica. “Draghi è il presidente del Consiglio e lasciamo che lavori come presidente del Consiglio – ha detto – L’attualità è che lo appoggiamo come capo del governo, per il futuro c’è da considerare la sua valutazione personale, mi sembra prematuro parlare di questo tema”. Ma prima di questa valutazione, c’è la preoccupazione di affrontare una campagna elettorale a cui il M5S 2050 non è pronto. Le cose per “Giuseppi” si stanno rivelando più complicate del previsto, e quello che nel 2018 era il primo partito è diventato l’ombra di se stesso. Basta scattare una foto tra Camera e Senato, guardare i numeri per capire che la trasformazione del Movimento in partito non è piaciuta ai tanti parlamentari che hanno deciso di andarsene (a questi si aggiungono quelli che sono stati espulsi). La sopravvivenza politica del M5S dipende dall’alleanza con il Pd non solo a Roma quanto nelle città che andranno al voto in cui il M5S si è spaccato perdendo riferimenti territoriali storici importanti come i consiglieri comunali e municipali uscenti. Caso emblematico è quello di Napoli dove a mettere i bastoni tra le ruote al Movimento contiano, che sostiene il candidato giallorosso Gaetano Manfredi, ci sono i dissidenti con una lista propria al Comune, a sostegno del consigliere uscente candidato a sindaco Matteo Brambilla, e un paio nelle Municipalità. Che la conquista di palazzo San Giacomo non sia a portata di mano è chiaro, ma nei Municipi, nello specifico a Fuorigrotta e Barra, i dissidenti pensano di poter dire la loro.
“Fortunatamente Matteo non ha avuto problemi di liste, nessuna esclusa né al Comune né alle Municipalità – ha detto il consigliere regionale Marì Muscarà, unica dissidente del gruppo consiliare campano – A me piacerebbe assistere ad un dibattito tra Brambilla, che parla molto entrando nel merito delle questioni, e il muto Manfredi a cui non ho mai sentito proferire parole che riguardassero realmente Napoli. Cosa pensa di fare per risolvere i problemi cittadini è un mistero. Mi chiedo: avrà il coraggio di fare il sindaco? Mi si permetta di dubitarne. C’è chi dice che Brambilla rappresenta lo straniero perché non è di origini napoletane, ma a Napoli ci vive, la conosce e ha fatto il consigliere comunale. Credo che se al Comune l’esclusione delle liste di Maresca e Clemente possa penalizzarci, a Fuorigrotta dove il gruppo è sempre stato coeso e c’è un consigliere uscente a cui i cittadini fanno riferimento, ma anche a Barra, potrebbero esserci delle sorprese. Del resto il Movimento 2050, viste le liste, mi sembra già decadente”.
Napoli è una delle tante città dove i grillini si sono spaccati, lo stesso è successo a Salerno dove i contiani sostengono nella corsa a sindaco Elisabetta Barone, voluta dai parlamentari Andrea Cioffi e Angelo Tofalo, mentre il Meetup del M5S sostiene Simona Libera Scocozza. A Caserta e Benevento invece c’è una sorta di ‘liberi tutti’, considerato che il Movimento non ha liste né candidati propri, ognuno potrà appoggiare chi vuole, o quasi. L’indicazione è o i candidati del Pd o l’astensione. A Caserta un tentativo d’intesa c’è stato, con il senatore Agostino Santillo che ha tenuto incontri con il sindaco Pd Carlo Marino fin da novembre scorso. Altri parlamentari pentastellati come Marianna Iorio, però, si sono schierati contro l’intesa e hanno chiesto di schierarsi contro il sindaco uscente. Alla fine non se ne è fatto nulla: il simbolo dei grillini, per la seconda tornata elettorale consecutiva, a Caserta non ci sarà.
Solo dopo il voto di ottobre si tireranno le somme. A Conte serve sperare che le cose vadano bene ovunque per evitare di essere messo in discussione, probabilmente in favore, ancora una volta, del ministro degli Esteri Luigi Di Maio.