NAPOLI – La campagna acquisti tra le file dei cinque stelle, della maggioranza arancione e di pezzi del centrodestra prima e l’intoppo alle liste che fanno capo a Catello Maresca poi, sembrerebbero aver spianato la strada per palazzo san Giacomo alla coalizione raccolta intorno a Geatano Manfredi. Sebbene i sondaggi diano in vantaggio l’ex rettore della Federico II, è proprio la sua composita compagine a seminare il dubbio – nel terreno della fantapolitica – sulla sostenibilità dell’ipotetica maggioranza in Consiglio comunale.
“Se dovessi azzardare una metafora definirei un’improbabile Giunta Manfredi come una cassetta di nitroglicerina – dichiara Gaetano Troncone, consigliere uscente e candidato con Antonio Bassolino – Abbiamo il Pd, i 5 stelle, le liste ispirate da De Luca, pezzi di centri sociali, i candidati di Sergio D’Angelo, i transfughi di Forza Italia, un po’ di Mastella e un po’ di Pomicino. Non so proprio cosa ci sia da auspicarsi da una maggioranza del genere”.
Secondo Claudio Cecere, fedelissimo di Alessandra Clemente e candidato nella lista a suo nome (in attesa di approvazione dalla commissione prefettizia), i primi nodi verranno al pettine nella prima occasione utile per l’assegnazione delle deleghe assessorili e le presidenze alle partecipate: “Sarà difficile tenere unite 14 compagini – dichiara – In molte di esse figurano consiglieri uscenti che quasi certamente saranno rieletti. Quando le liste più piccole si renderanno conto che di fatto esiste una corsia preferenziale per l’assegnazione di poltrone e deleghe, cominceranno a sgomitare e sarà il caos”. La sponda romana che ha fortemente voluto l’alleanza tra Partito democratico e Movimento 5 stelle in città, lungi dal rappresentare una garanzia, viene letta come una cambiale in scadenza: “Per una questione di scadenza naturale dei mandati – argomenta Troncone – figure come Conte, Letta, Fico potrebbero avere i giorni contati”. Ne uscirebbe rafforzato il presidente di regione: “De Luca ha davanti altri quattro anni di mandato e si discute di un terzo da disegnare ad hoc con modifica di legge – continua Troncone – Questo mi fa pensare che il governatore avrà un ruolo di primo piano nel manovrare logiche e scenari”. E’ un ragionamento analogo che spinge Andrea Santoro ex coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia sostituito dall’ex candidato sindaco Sergio Rastrelli a pensare che “l’ipotetica vittoria di Manfredi equivarrebbe a una vittoria di De Luca per mettere le mani su palazzo san Giacomo”.Ancorché di geometrie, nomi, e compatibilità tra quest’ultimi, per Cecere la questione attiene ai numeri: “Anche dovesse spuntarla al primo turno, Manfredi sarebbe in grosse difficoltà se vincesse con le percentuali che gli vengono attribuite oggi – spiega – Con il 53% delle preferenze non incasserebbe il premio di maggioranza, il che renderebbe il suo sostegno in Consiglio comunale molto instabile”. La storia recente – e non solo – insegna che al ballottaggio, invece, il calcolo è imprevedibile.
Come che sia, il problema è a monte, sostiene Francesco Vernetti, uscente ricandidato con la Clemente: “In molti dicono ‘Io farò, io dirò’, ma con quali soldi? Fintanto che non verrà sbloccato il turnover per fare nuove assunzioni non c’è promessa che possa essere mantenuta. Tanto per fare un esempio: allo stato attuale la città ha tre squadre da venticinque giardinieri per far fronte alle esigenze di una città intera. La Giunta uscente di cui faccio parte ha speso il 167% dei fondi europei, ma come è evidente non è facile tenere Napoli in ordine. Non ci è riuscito un uomo di carisma come de Magistris, mi chiedo come potrà farcela Manfredi”.