MILANO – Sbranata da due cani, due Almstaff, nel cortile di una villetta a poche centinaia di metri dalla propria abitazione. È stata la tragica fine di Carla Gorzanelli, 89enne di Sassuolo, provincia di Modena. L’ultimo episodio di tanti: sono circa 70mila i casi di aggressione ogni anno, stando a un rapporto Codacons del 2017. Tornano alla ribalta temi quali la supposta aggressività di alcune tipologie di cani e la necessità di assicurazioni per i loro padroni.
“I dati scientifici che abbiamo fino a ora dicono che non c’è corrispondenza tra numero di aggressioni e alcune razze specifiche”, spiega LaPresse il veterinario comportamentista Daniele Merlano. “È ovvio che cani di grossa taglia come i molossoidi possono causare lesioni più gravi – aggiunge -, ma è un discorso superficiale”. Per Merlano infatti le cause per l’aggressività di un cane possono essere le più svariate, “a partire da quella più frequente, la paura o per mancanza di socializzazione”.
Negli ultimi anni i casi sono stati tantissimi. Ultimo, in ordine di tempo, quello di Simona Cavallaro, ventenne aggredita e uccisa da una decina di cani di grossa taglia a Satriano, in provincia di Catanzaro, dove si trovava in gita con amici. Pochi giorni prima, il 24 agosto, fu invece Lorenza Pioletti, 64enne di Pieve Vergonte, in provincia di Verbania-Cusio-Ossola, a morire sbranata da uno staffordshire bull terrier di sua proprietà, che aveva aggredito in passato anche il fratello.
Spesso, a perdere la vita, sono bambini. A Tricase lo scorso 12 aprile 2020, un neonato di 8 mesi morì sbranato da un Corso. Il 16 agosto 2016, un bimbo di 18 mesi perse la vita, aggredito da uno dei due dogo argentini di proprietà del padre, in una villa di Mascalucia, provincia di Catania. Ancora prima, nel giugno 2013, un piccolo di soli 17 mesi fu ucciso dai pastori tedeschi di proprietà dello zio a Siena.
Per Merlano, il punto sta anche nella scarsa capacità, a volte, di scegliere un cane adeguato alle proprie possibilità: “Ho visto casi di cani da caccia che hanno bisogno di correre 2-3 ore al giorno essere regalati a persone molto anziane. C’è chi prende un dogo argentino come suo primo cane, quando animali di quel tipo necessitano di una guida più esperta. Insomma, bisogna capire le possibilità e i tempi da dedicare all’animale, evitando di lasciarlo solo in giardino o in casa tutto il tempo”. Anche perchè il rischio è che cani non socializzati possano creare gravi rischi, loro malgrado.
E si ripropone giocoforza la questione dell’assicurazione del cane da parte dei proprietari, anche come tutela da potenziali eventi tragici.
Per Merlano, “aldilà del caso specifico di Sassuolo, che può avere chissà quante sfaccettature da affrontare, direi che è consigliabile avere un’assicurazione. Non bisogna però ragionare solo su questo tema, la maggior parte dei cani di grossa taglia è perfettamente socializzata e senza nessun problema. Non so fino a che punto assicurarsi possa essere utile a risolvere il problema della gestione generale dei cani”.
Il consiglio è dunque quello di provare a seguire qualche corso di socializzazione: “Ce ne sono una marea organizzati da istruttori e educatori, bastano pochi strumenti per sviluppare una relazione ottima con il proprio cane”, conclude il veterinario. “Le tragedie sono eccezioni. Fanno notizia, ma sono appunto eccezioni. E sono evitabili con pochi accorgimenti”.
LaPresse