MILANO – Il leader dell’opposizione russa e attivista anticorruzione Alexei Navalny è stato insignito del premio Sakharov per la libertà di pensiero, il massimo riconoscimento dell’Unione europea. Il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, nell’annunciare la scelta del 45enne, avvelenato lo scorso anno con agente nervino e arrestato non appena dalla Germania è tornato in Russia, ha citato “il suo immenso coraggio” e ribadito “il forte sostegno del Pe al suo rilascio immediato”. Il dissidente è stato condannato a 2,5 anni da scontare in una colonia penale, in una condanna ampiamente ritenuta politicamente motivata. E solo lo scorso mese la Commissione investigativa di Mosca ha lanciato una nuova azione legale, accusandolo di aver “creato una rete estremista” nel 2014.
Il premio è uno schiaffo dell’Ue al presidente russo Vladimir Putin, il cui potere Navalny ha strenuamente contestato e sfidato. “Navalny ha condotto una strenua campagna contro la corruzione del regime di Vladimir Putin e, attraverso i suoi account social e le campagne politiche, ha contribuito a denunciare gli abusi interni al sistema riuscendo a mobilitare milioni di persone in tutta la Russia, che hanno sostenuto la sua protesta. Per questo è stato avvelenato e imprigionato”, ha detto Sassoli, chiedendo la sua scarcerazione. L’avvelenamento di Navalny in Siberia e la sua detenzione hanno esacerbato ulteriormente le relazioni tra Mosca e l’Ue, che accusa la Russia di esser responsabile del tentato omicidio e dei processi considerati politici. Bruxelles ha imposto sanzioni a vari alti funzionari, per l’avvelenamento. I rapporti erano già tesi per vari motivi, tra cui l’annessione dell’Ucraina nel 2014 e l’avvelenamento di Sergey Skripal nel Regno Unito.
Già lo scorso anno l’Ue ha scelto di premiare l’opposizione a un leader autoritario, insignendo le bielorusse Sviatlana Tsikhanouskaya e Veranika Tsapkala, che hanno contestato Aleksander Lukashenko e la sua rivendicazione di vittoria alle presidenziali del 2020. L’entourage di Navalny – mentre vari collaboratori sono a loro volta in carcere o rischiano processi, dopo che la sua Fondazione contro la corruzione è stata dichiarata “estremista” – ha esultato. “Del tutto meritato. Grazie mille a tutti coloro che hanno supportato”, ha twittato Leonid Volkov, braccio destro dell’oppositore. “Hurrà!”, ha scritto un altro alleato, Ivan Zhdanov. I 50mila euro del riconoscimento, che porta il nome del dissidente russo Sakharov, saranno consegnati il 15 dicembre a Strasburgo, ed è pressoché scontato che Navalny non potrà ritirarli di persona. Candidati quest’anno erano anche un gruppo di donne afghane, la politica boliviana incarcerata Jeanine Áñez, l’attivista sahrawi Sultana Khaya, l’ong per i diritti ambientali e dei diritti umani Global Witness.
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