La chiamava ‘protezione’ e Francesco Zagaria, luogotenente del clan dei Casalesi nel Basso Volturno, in nome del boss di Casapesenna la offriva a fabbriche e ad aziende agricole del territorio. In realtà il servizio che diceva di garantire ad imprenditori e commerciati era semplicemente quello di evitare che la stessa mafia di cui faceva parte esercitasse violenza nei loro confronti. E, altro dato da sottolineare, non lo offriva affatto: come fa ogni camorrista lo imponeva. Condotte che, secondo la Dda di Napoli, non lo hanno visto agire in solitaria, ma avvalendosi del supporto di altre due persone: si tratta di Martino Lanna, 51enne di Brezza, frazione di Grazzanise, e di Allaman Troca, albanese 37enne. I tre sono indagati dal pm Maurizio Giordano per estorsione aggravata dal metodo mafioso e dall’aver agevolato la cosca di Michele Zagaria Capastorta.
Quattro gli episodi contestati dagli inquirenti partenopei. Il primo vede protagonisti Francesco Zagaria, noto anche come Ciccio ‘e Brezza, dal 2019 collaboratore di giustizia, e Lanna: i due avrebbero costretto un imprenditore mazzonaro a consegnare loro 1.500 euro dal 2011 al 2013. Il secondo ha gli stessi attori, ma cambia la vittima: in questo caso è il titolare di un caseificio di Brezza che avrebbe consegnato nel 2012 ben 5mila euro. Ancora Zagaria ma con Troca, dice la Dda, ha spillato pure 3mila euro ad un imprenditore agricolo di origini sanciprianesi. Ciccio ‘e Brezza, e arriviamo al quarto episodio, da solo, stando all’accusa, ha ottenuto a titolo estorsivo 8 mila euro dal 2011 al 2012 da un allevatore parente di un ex consigliere comunale di Grazzanise. L’attività investigativa che ha coinvolto i 3 è stata conclusa. Nei prossimi giorni il pm valuterà se chiedere o meno il rinvio a giudizio.