ROMA – Droghe e sim telefoniche introdotte di nascosto nel carcere di Rebibbia per essere rivendute.
Passava per i pacchi portati dai familiari ai detenuti ‘spacciatori’ il mercato nero degli stupefacienti scoperto nel carcere romano.
A Rebibbia arrivava droga di vario tipo ed erano nascoste anche nella pizza le schede sim e le pasticche introdotte abusivamente nel carcere.
A conclusione di un’indagine coordinata dalla Procura capitolina, i carabinieri della Compagnia Roma Eur e il nucleo Investigativo Centrale della polizia penitenziaria, hanno arrestato sette persone, tra le quali un agente. Rispondono, a vario titolo, di spaccio di droga, corruzione e introduzione di dispositivi idonei alla comunicazione. Per cinque di loro è previsto il carcere, altri due sono finiti ai domiciliari.
Secondo quanto emerge dall’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari, Maddalena Cipriani, un pacco destinato a un detenuto e sequestrato nel febbraio scorso, conteneva una pizza con dentro 10 sim card e 40 pasticche di sostanza oppiacea.
Dall’indagine, denominata Open Prisons, emerge un traffico di droghe, telefoni e schede sim, scrivono gli inquirenti, “introdotte abusivamente e reiteratamente all’interno dell’istituto penitenziario”.
Le richieste arrivavano da alcuni detenuti, che ricevevano i materiali con la complicità dei parenti e si occupavano di rivendere il tutto nel reparto G8 di Rebibbia.
Nel ricostruire la filiera dello spaccio è emerso l’importante coinvolgimento dei familiari dei detenuti indagati, che usavano ‘pacchi colloquio’ per soddisfare le richieste.
L’inchiesta, durata mesi, ha messo in luce il coinvolgimento di un agente penitenziario, già sospeso in via cautelativa, indagato per aver fatto da tramite tra i detenuti e l’esterno.
di Alessandra Lemme