NAPOLI – Clan nel centro storico scatenati. Ad accendere le polveri è il racket. In vista delle feste nel prossimo mese. E dietro ci sono tanti eventi, che mandano in fibrillazione le forze dell’ordine. Episodi strani, particolari. Sui quali sta lavorando la Procura. E che gli inquirenti cercano di decriptare. Ieri notte un venditore ambulante di 45 anni (incensurato) è stato accoltellato a un braccio e medicato all’ospedale dei Pellegrini. Qui è stato ascoltato dagli investigatori. Ha detto che era stato aggredito senza alcun motivo da un uomo in piazza Garibaldi, lo aveva colpito anche con pugni e calci ai fianchi. Insomma un pestaggio in piena regola. La vittima abita nel quartiere Mercato. Polizia e carabinieri hanno effettuato un sopralluogo in piazza Garibaldi, ma non hanno trovato il luogo dell’aggressione.
Gli inquirenti hanno sentito a lungo l’ambulante: ha spiegato i dettagli del ferimento, colpito da uno sconosciuto ubriaco. Non è stato possibile per ora tracciare l’identikit e le forze dell’ordine sospettano che sia un avvertimento. Che ci sia altro. Forse una ritorsione delle cosche, che in queste ore mandano emissari tra le bancarelle per chiedere di ‘prepararsi’ alle rette per il Natale. E non tutti sono d’accordo. Dopo la lunga crisi economica per il Covid, oggi molti fanno fatica a ripartire. I commercianti sono in ginocchio. Ma lo sono pure molte organizzazioni criminali. Le cosche sono in crisi un po’ ovunque, dopo la pandemia. E le tentano tutte per risalire la china. Le ‘cassaforti’ sono vuote, o quasi. Questo comporta tutta una serie di rischi: da qui dipendono gli stipendi degli affiliati e (in un certo senso) la loro fedeltà. Il pericolo sono gli ammutinamenti e i cambi di casacca, se i boss non dovessero riuscire più a versare le ‘mesate’. Dunque ora si apre un nuovo fronte: servono strategie per rifocillare le casse. C’è chi tenta di aprire nuove piazze di spaccio, come accade a Ponticelli. E chi prova ad alzare pericolosamente l’asticella del racket. Come succede a Secondigliano. Qui si è arrivato a chiedere ‘i 50 euro’ anche a chi vende le granite in strada. Non era mai successo. E’ il segno che le risorse scarseggiano. E hanno imposto una sorta di ‘tassa’ ai ‘piccoli’ commercianti già piegati dalla pandemia, che ora sono amareggiati e già rumoreggiano. C’è scontento e così le cosche sono ancora più invise alla popolazione. Cercano in tutti i modi di ampliare i territori, non solo per conquistare piazze di spaccio, ma per estendere il redditizio ‘pizzo’ a tutti. Intanto la polizia cerca di ‘tagliare le gambe’ ai clan in espansione con i sequestri di droga. Aggredisce le loro cassaforti (il punto debole). Emblematico il fatto che molti clan tentino di accedere al Reddito di cittadinanza. Qui c’è un vulnus nel sistema. Lo hanno scoperto i finanzieri con una maxi inchiesta poche settimane fa. In pratica non esiste un controllo a monte. Ed “è come lanciare la rete in mare aperto e prendere solo pochi pesci”. Per usare parole degli investigatori. Basta andare al Caf e attestare il falso: nella mia famiglia non ci sono persone condannate per mafia. I soldi arrivano. E poi si vede. Ma qui c’è il filtro del gruppo Tutela spesa pubblica del comando provinciale. I militari hanno scoperto sessanta persone, che avrebbero beneficiato del sussidio, nonostante abbiano tra i familiari un condannato per camorra in via definitiva (700mila euro in tre anni). Gli inquirenti spiegano che tra gli indagati non ci sono figure di spicco dei clan, perché spesso si tratta di misure destinate alla manovalanza (‘retribuita’ così dallo Stato e non più dalla malavita). In pratica le organizzazioni risparmiano una bella somma. E’ una pratica molto diffusa nell’area nord, tra Secondigliano e Scampia. Quando le casse languono per la crisi economica post pandemia, è un ottimo ‘ammortizzatore sociale’.
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Ambulante accoltellato in centro. Sospetti sugli emissari dei clan
Medicato all’ospedale Pellegrini per una ferita a un braccio