Migranti, flussi Tunisia-Sicilia: 13 arresti, sospetti jihadisti

Migranti in fuga dalla Libia
Foto Ufficio Stampa Marina Militare/LaPresse

Roma, 10 apr. (LaPresse) – Tredici arresti tra Palermo e Trapani per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, e tra i fermati ci sono sospetti jihadisti. I finanzieri hanno eseguito le 13 misure nei confronti di altrettanti soggetti di nazionalità tunisina, italiana e marocchina, appartenenti a una presunta organizzazione criminale dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e al contrabbando di tabacchi lavorati esteri .

Perquisite le abitazioni dei fermati e le basi operative del gruppo.

Secondo chi indaga, l’associazione, capeggiata da pericolosi pregiudicati tunisini, operava mediante trasporti veloci, per i quali utilizzava gommoni carenati con potenti motori fuoribordo ed esperti scafisti, nel braccio di mare tra la provincia tunisina di Nabeul e quella di Trapani, consentendo ai migranti di raggiungere, in poco meno di 4 ore di navigazione, le coste italiane.

Ogni viaggio, per il quale venivano imbarcate dalle 10 alle 15 persone, con costi tra i 3000 e i 5000 euro a testa, prevedeva anche il trasporto di sigarette di contrabbando, destinate al mercato nero italiano e in particolare a quello palermitano.

Ogni viaggio fruttava tra i 30.000 e i 70.000 euro: dopo l’arrivo in Italia, i migranti venivano portati nelle basi operative del gruppo per essere rifocillati e forniti di vestiario prima di proseguire per le loro destinazioni.

Lo smercio delle sigarette di contrabbando faceva capo a una donna italiana, finita in manette.

Secondo chi indaga, nel gruppo noperavano anche alcuni soggetti “con orientamenti tipici dell’ islamismo radicale di natura jihadista, i quali palesavano atteggiamenti ostili alla cultura occidentale anche mediante propaganda attuata attraverso falsi profili attivati su piattaforme social”.

In una conversazione intercettata tra il capo dell’organizzazione e uno dei suoi sodali, il boss si dice intenzionato a recarsi in Francia per compiere azioni pericolose a seguito delle quali, spiega, potrebbe non fare ritorno.

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