TORINO – Qualche sorpresa ma anche nuovi rischi da affrontare. Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, condivide in una lettera di fine anno inviata ai presidenti delle associazioni confederate, alcune considerazioni sul 2021 con lo sguardo rivolto al 2022.
L’augurio sulla breve distanza, tra poche settimane, è che “nella scelta che il Parlamento dovrà fare per il Quirinale, sulle contrapposte pulsioni prevalga la maggior condivisione possibile. L’Italia è un grande Paese che, lo abbiamo visto, nel momento del bisogno sa esprimere profili di caratura mondiale al posto giusto. Dobbiamo augurarci che tutte le forze politiche tengano conto di questo”.
Insieme al Colle, tema caldo è quello della legge di Bilancio. “A nostro avviso avrebbe dovuto essere la prima del ciclo Pnrr: invece di essere un mattone fondativo della svolta, ha guardato più al breve periodo, di interesse della politica, piuttosto che al medio periodo, d’interesse per la crescita”, è la riflessione di Bonomi che ravvisa in questo “l’insofferenza crescente dei partiti”. Questi ultimi “hanno fissato alcune bandierine: miliardi per prepensionare, miliardi al reddito di cittadinanza senza alcuna riforma, malgrado il suo conclamato fallimento attestato dai numeri, e molte altre misure inidonee ad incidere durevolmente sulla crescita del Paese”. A venire a mancare, stando alla sua analisi, è stato lo sforzo di convergenza nazionale “che non è riuscito a decollare” e che è l’unico modo per orientare “le politiche fiscali, quelle del lavoro e di assistenza sociale alla costruzione di una comunità che sia veramente inclusiva”.
Secondo Bonomi “il paradosso aggiuntivo è stato quello di vedere Cgil e Uil dichiarare lo sciopero generale. L’esatto opposto della grande convergenza che servirebbe, come invece ha colto la Cisl. Non abbiamo alimentato polemiche sullo sciopero. Ci siamo limitati ad esprimere una grande amarezza. Il resto lo hanno fatto gli italiani, che in massa non vi hanno aderito”.
Tra le “grandi preoccupazioni di livello internazionale” che adombrano la fine dell’anno, Bonomi annovera “l’andamento dei prezzi dell’energia e delle commodities, abbinato al quadro degli accelerati impegni sul fronte della transizione energetica e ambientale” in arrivo sul tavolo del Consiglio Ue, rispetto alle proposte avanzate dalla Commissione Ue con il pacchetto ‘Fit for 55′”. In questo senso “gli interventi tampone, principalmente a vantaggio delle sole utenze residenziali non risolveranno affatto il problema, che si abbatte anche sulle filiere industriali, con il rischio di impatti devastanti sui conti e addirittura sulla continuità produttiva”, evidenzia ricordando come nelle ultime settimane l’incremento del prezzo del gas sia stato del 370% rispetto a inizio anno”. A pesare, rileva, la sospensione degli investimenti sul gas intervenuta nell’ultimo biennio a seguito dei nuovi obiettivi di riduzione della CO2; i fattori geopolitici, a cominciare dal rapporto tra Europa e Russia, ma anche l’aumento programmatico del costo unitario dell’energia da fonti fossili attraverso il mercato Ets.
E lancia l’allarme sul settore automotive “che rischia impatti catastrofici per l’adozione di un divieto temporalmente ravvicinato ai motori endotermici, come quello annunciato dal Comitato Interministeriale per la transizione energetica”. Senza un accompagnamento “adeguato, la filiera italiana dell’automotive rischia di esser distrutta, con effetti negativi non solo su centinaia di imprese ma su tutti i loro occupati”.
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