“La città non può aspettare e i napoletani hanno diritto ad avere una città più sicura, e mai come ora ci sono tutte le condizioni”. Però… che tempismo, signor ministro.
Se Luciana Lamorgese si fosse insediata ieri l’altro al Viminale, le parole pronunciate in prefettura durante il Comitato per l’ordine e la sicurezza sarebbero state un’iniezione di speranza. Peccato che il suo insediamento risalga a settembre 2019: prepandemia, un altro tempo, un altro mondo. La stessa Napoli, però. Quella Napoli che ieri si è dovuta sorbire le ramanzine del ministro (“Qui il dato della criminalità vede rispetto al resto d’Italia degli indici superiori, nel senso che abbiamo un +10,9% nella Città metropolitana, un +15% sulla città di Napoli”), che ha sentito parlare ancora una volta al futuro un rappresentante del governo: diremo, faremo, vedremo. Quando arriverà in città qualcuno che dica “Ho fatto”? Due anni e mezzo a occuparsi di sicurezza non sono sufficienti, signor ministro, per mettere un mattoncino in questa città che riceve tante visite, tante promesse ma nulla di concreto? Quanto sono diverse le sue parole dalle lacrime della sua collega Elsa Fornero, che pianse davanti alle telecamere, ai flash, durante la presentazione della manovra ‘lacrime e sangue’ dell’allora premier Monti?
Lei non ha pianto, ieri, ma si è pianta addosso, mi permetta. Non c’era bisogno che ci ricordasse che Napoli ha il problema delle babygang perché c’è troppa dispersione scolastica: lo sappiamo da sempre. Non c’era bisogno che ci avvertisse del rischio di infiltrazioni camorristiche nella gestione dei fondi del Pnrr: lo scriviamo da mesi. Non c’era bisogno che ci dicesse che “questo territorio ha tante problematiche ma ha il diritto di vivere serenamente”. Crede che i napoletani, quelli onesti, che pagano le tasse, che si alzano all’alba per andare a lavorare e rincasano a notte fonda per garantire il pane alle proprie famiglie, non lo sappiano cosa meritano? Che non conoscano i problemi che vivono quotidianamente?
E allora, signor ministro, la prossima volta che verrà, se verrà, ci porti i fatti. Ci racconti cosa ha fatto il governo per risolvere i problemi, non ci faccia l’elenco dei problemi. Ci dica di quanto è diminuito l’indice di criminalità, non di quanto è cresciuto. Ci porti risultati, che ‘lacreme napulitane’ ne sono state già versate abbastanza.