MACERATA – La guardia di finanza di Macerata, nell’ambito dell’operazione ‘K2’, a contrasto delle frodi fiscali e del riciclaggio internazionale, ha disposto il sequestro di beni per oltre 4 milioni e 200mila euro. Sono indagate 13 persone, tra avvocati, commercialisti e imprenditori. Riciclaggio, autoriciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, trasferimento fraudolento di valori, tutti aggravati dal carattere della “transnazionalità”: questi i reati per i quali i 13 soggetti in questione sono stati segnalati all’Autorità Giudiziaria. A carico degli stessi, il Gip del Tribunale di Macerata, ha disposto il sequestro preventivo, anche per equivalente, della somma di oltre 4milioni e 200mila euro, al quale è stata data esecuzione, dai militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Macerata, sull’intero territorio nazionale. In particolare, le Fiamme Gialle maceratesi hanno sottoposto a sequestro: 2 appartamenti e 4 locali commerciali a Foggia e 1 appartamento a Montecatini Terme (Pt), nei confronti di tre indagati; 2 appartamenti e 5 locali commerciali, collocati sulla costa garganica (Manfredonia), del valore stimato di oltre mezzo milione di euro, a carico di una società “schermo” riconducibile a uno degli indagati, frutto del riciclaggio di denaro realizzato attraverso fittizie triangolazioni finanziarie con la Bulgaria; 8 terreni agricoli per oltre 30.000 mq, posti nel territorio dei comuni di Foggia e Ordona (Fg); 1 autovettura modello bmw serie 2; quote societarie relative a 5 imprese aventi sede a Foggia, Milano e Roma e infine, il blocco dei conti correnti e di una cassetta di sicurezza su 54 Istituti di Credito.
Si è conclusa, così, la complessa indagine della polizia giudiziaria ed economico-finanziaria, coordinata dalla Procura della Repubblica di Macerata, che un anno fa aveva portato alla luce una gigantesca frode fiscale, basata sull’illecita compensazione di crediti tributari generati da false fatturazioni. Circa 300 erano i soggetti individuati, sparsi sull’intero territorio nazionale, che avevano portato in compensazione crediti fittizi e, per 56 di essi, oltre agli aspetti amministrativi, era scattata anche la segnalazione all’Autorità Giudiziaria, per il reato tributario di “indebita compensazione”.
La prosecuzione delle indagini, da parte della Gdf maceratese, è stata quindi orientata a rintracciare il profitto che gli autori della frode avevano conseguito, a seguito dell’attività illecita, per poi procedere al relativo sequestro. Analizzando la documentazione acquisita e le intercettazioni telefoniche autorizzate dall’Autorità Giudiziaria, assieme al contenuto degli apparati informatici e dei devices rinvenuti a seguito delle perquisizioni, i finanzieri sono riusciti a ricostruire i movimenti degli ingenti flussi di denaro, incamerati attraverso la cessione dei crediti fasulli.
In particolare, grazie anche alle possibilità offerte dagli strumenti di cooperazione internazionale, è stato appurato come i sodali si siano adoperati attivamente per ostacolare l’identificazione della provenienza illecita delle risorse. Gli stessi, infatti, le hanno impiegate, sostituendole o trasferendole in attività economiche, finanziarie e imprenditoriali, in molti casi al di fuori del territorio nazionale. Inoltre, hanno emesso fatture a fronte di operazioni inesistenti, in modo da giustificare i flussi di denaro da e per l’estero; attività, questa, agevolata dalla circostanza che molti dei soggetti coinvolti detenevano quote, in alcuni casi maggioritarie, di società ubicate oltre confine, in particolare Bulgaria e Romania. La Gdf di Macerata ha scoperto, infine, che in tali operazioni erano state coinvolte anche alcune società pakistane, facenti capo a soggetti stranieri ed aventi diverse cointeressenze anche sul territorio nazionale. Queste erano beneficiarie di consistenti bonifici provenienti dall’Italia, a fronte di cessioni di beni o prestazioni di servizi privi di sottostanti rapporti commerciali.
(LaPresse)