NAPOLI – Patto di ferro tra gli Attanasio-Troia e i Rinaldi-Formicola, per scalzare i Mazzarella-D’Amico dal quartiere di San Giovanni a Teduccio. E si apre un nuovo fronte. La mappa è complessa. Lunga la scia di sangue, che gli inquirenti stanno ricostruendo anche in queste ore.
Stando alle ultime informative delle forze dell’ordine, l’omicidio di Raffaele Gallo sancisce il nuovo asset: l’alleanza stretta tra gli Attanasio-Troia e i Rinaldi-Formicola. Lo sospetta la Procura, che ha raccolto elementi in questa direzione. In quel periodo c’è stato anche il ferimento a colpi di pistola di Giovanni Formisano (imprenditore incensurato, che secondo gli inquirenti conosce personaggi vicini agli ambienti dei Mazzarella). In quest’ultimo caso gli scenari sono meno chiari. Ma c’è un nesso tra i due episodi. Subito dopo gli agguati, la polizia diffuse i fotogrammi che immortalavano il killer solitario di Gallo e Formisano: probabilmente la stessa persona su uno scooter con paravento e bauletto (a destra i fotogrammi). In quelle immagini ci sarebbe il presunto autore dell’omicidio del 16 giugno 2020 di Gallo e del ferimento di Giovanni Formisano del 14 novembre 2020.
La pista è quella di una sfida lanciata proprio ai Mazzarella-D’Amico, che avrebbero risposto a stretto giro con l’omicidio il 10 dicembre di Gennaro Matteo, 35 anni di Portici, soprannominato ’u pavon (considerato vicino agli Attanasio). Si disse subito che fosse stato ucciso per vendetta. Per gli investigatori non era necessario sparare dieci colpi, anche perché non scappava. Forse un messaggio dei sicari: nell’esecuzione c’è la firma del disprezzo e dell’odio. E’ la sintesi dei carabinieri della compagnia di Poggioreale, che lavorano per risalire al movente. E ora gli Attanasio si sentono nel mirino e hanno adottato le prime contromisure: non si fanno vedere in giro nei rioni controllati dai Mazzarella-D’Amico. Ma la guerra è appena cominciata.
L’agguato a Gennaro Matteo sarebbe l’epilogo dello scontro. Assassinato con dieci colpi tra il torace, il collo e l’addome. Stava percorrendo con la sua auto via Luca Pacioli quando i killer lo hanno bloccato sotto una pioggia di piombo. Inutili i soccorsi e il trasporto nel vicino Ospedale del Mare, dove è morto subito dopo il ricovero. E c’è un particolare sul quale lavorano gli investigatori dell’Arma: fu repertato soltanto un bossolo (recuperata anche una ogiva). La maggior parte dei colpi era andata a segno. Ma soprattutto non era quello il luogo dell’assalto di fuoco. I carabinieri sospettano che Matteo fosse in un’auto, con un’altra persona, riuscita a fuggire all’agguato (il corpo fu trovato in strada). Il legame tra il clan Troia e i Rinaldi di San Giovanni a Teduccio è anche di tipo familiare. Ma ci sono scambi di ‘favori’ criminali tra le due cosche. Lo racconta un pentito ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia: “Se occorre, i Rinaldi di San Giovanni si prestano ad attività criminose per conto del clan Troia”. Lo ha detto di recente un collaboratore di giustizia, che ha svelato i retroscena sulle due ‘paranze’.