PECHINO – Dopo le imprese olimpiche in Giappone, il Team Italia è stato protagonista assoluto anche nei Giochi della neve a Pechino: 17 medaglie totali, il record assoluto della Federghiaccio (8), e tante storie da raccontare e tramandare.
Il magico 2021 vissuto dallo sport italiano, tra il trionfo agli Europei di calcio e le 40 medaglie conquistate a Tokyo, senza dimenticare i successi dell’Italvolley e la finale a Wimbledon centrata da Matteo Berrettini, ha infatti avuto una piacevole appendice in questi primi mesi del 2022. Dal tris di podi di Arianna Fontana, diventata l’atleta donna azzurra più medagliata in assoluto nelle Olimpiadi (11, uno in più di Stefania Belmondo), all’argento ‘miracoloso’ in discesa libera di Sofia Goggia, ad appena 23 giorni dalla caduta di Cortina che sembrava aver mandato in frantumi il suo sogno olimpico, fino alla storica prima medaglia nel curling, con il doppio misto Amos Mosaner e Stefania Constantini che ha appassionato milioni di italiani alle scope e alle stones. Medaglie che hanno reso indimenticabile una edizione di Giochi comunque condizionata dalla pandemia, in una bolla che ha tenuto atleti, tecnici e addetti ai lavori separati dal resto della popolazione, che non ha potuto vivere il tradizionale clima olimpico.
Per l’Italia è stata ancora una volta una Olimpiade al femminile. Oltre alle imprese di Fontana e Goggia, si sono distinte in queste due settimane cinesi anche Francesca Lollobrigida e Federica Brignone, che hanno portato a casa due medaglie a testa. L’atleta di Frascati è stata la prima pattinatrice donna a salire sul podio ai Giochi nello speed skating, invece la valdostana – già argento nel gigante – con il bronzo nella combinata ha spezzato un tabù che alle Olimpiadi durava da 86 anni, diventando anche la seconda sciatrice dopo Deborah Compagnoni a Nagano 1998 a prendersi due medaglie nella stessa edizione dei Giochi. Non va poi dimenticato il bronzo di Dorothea Wierer, che a quasi 32 anni ha coronato il suo sogno vincendo la prima medaglia olimpica a livello individuale nella sprint. Nel bottino di 17 medaglie, spedizione più fruttuosa in assoluto dopo Lillehammer 1994 (20), balza subito all’occhio la carenza di ori, solo due, che costano all’Italia il tredicesimo posto complessivo nel medagliere – dominato dalla Norvegia davanti a Germania e Cina – anche se guardando la somma complessiva di podi la spedizione azzurra rientra nella top ten.
Altre zone d’ombra, volgendo lo sguardo a Milano-Cortina 2026, non mancano. Gran parte degli atleti top, da Wierer a Pellegrino a Fontana, passando per Goggia, Brignone e Paris, tra quattro anni rientreranno abbondantemente nella categoria over 30. E all’orizzonte non si vedono talenti in grado di sostituirli. Un capitolo a parte merita lo sci alpino, soprattutto al maschile. Il sesto posto di Paris nella libera rappresenta il miglior risultato della spedizione. De Aliprandini e Vinatzer – da cui ci si aspettava un sussulto – hanno deluso le attese, ma in generale per tutti gli uomini è stata una Olimpiade in tono minore. L’oro di Giuliano Razzoli nello slalom a Vancouver 2010 resta così l’ultimo conquistato da un maschio ai Giochi Invernali. Se per la Federghiaccio Pechino 2022 è stato il miglior risultato di sempre, dalla Fisi – come ammesso dallo stesso presidente Flavio Roda – era lecito attendersi qualcosa di più rispetto alle nove medaglie (senza ori). In vista dei Giochi Olimpici sulle nevi di casa, il lavoro non manca. E va iniziato subito.
Dell’inviato Alberto Zanello