NAPOLI – Migliaia di tonnellate di plastica depositate sul fondale marino, percentuale di microplastiche ben oltre la soglia di pericolo per migliaia di specie animali a rischio, oltre al pericolo rappresentato per la salute umana: è con grido d’allarme che gli ambientalisti lanciano l’allarme per il mar Mediterraneo, dove l’inquinamento sta mettendo in pericolo l’ambiente naturale.
Drammatico il bilancio che viene tracciato dal Wwf, Tra le dieci città più inquinanti per la plastica sversata nel bacino del mare nostrum ben 5 sono italiane: Roma (che detiene il primato assoluto), Milano, torino, Palermo e Genova. Complessivamente ogni anno finiscono nel Mediterraneo 229mila tonnellate di plastiche: come se ogni giorno 500 container scaricassero in acqua il proprio contenuto. Più della metà di questi rifiuti provengono da solo 3 paesi: il 32% dall’Egitto, il 15% dall’Italia e il 10% dalla Turchia.
Lo smaltimento scorretto che contamina l’ambiente
Se lo studio del Panda lascia pochi dubbi sulla condizione dei mari l’analisi del problema fatta dall’Unep (United Nations Enviroment Programme) non ne lascia alcuno su quale sia la causa del problema. L’80% dei rifiuti che si trovano in mare proviene da una insufficiente gestione del ciclo dei rifiuti a terra. Perché nonostante l’impegno che viene profuso nella raccolta differenziata c’è una drammatica realtà: non c’è un adeguato numero di impianti di riciclaggio. In questo modo i rifiuti, tra cui in gran parte plastiche e derivati del petrolio, vengono caricati in container e spediti oltreoceano. Secondo il report delle Nazioni Unite però soltanto il 70% dei carichi giungono effettivamente a destinazione. Più di un terzo dei viaggi finisce illegalmente in acqua, prima che possa venire consegnato agli impianti di smaltimento.
Dalla case all’acqua marina: ridurre l’impatto sull’ambiente
Anche se la maggior parte dell’inquinamento marino proviene da una scorretta gestione dei rifiuti è possibile tuttavia assumere comportamenti virtuosi per ridurre, con alcuni semplici accorgimenti, il proprio impatto sull’ambiente. Perché è dalla propria abitazione, dal poco che ognuno può fare, che parte al rivoluzione verde per cambiare il pianeta. In primo luogo ci sono i prodotti chimici di utilizzo quotidiano. Detersivi, saponi e prodotti per la cura del corpo dovrebbero sempre venire scelti tra quelli organici e facilmente smaltibili nell’ambiente. Evitare prodotti aggressivi non protegge soltanto la pelle e i capi di vestiario ma anche il livello di tossicità delle sostanze inquinanti che vanno a finire in mare.
Rifiuti, plastica e riciclaggio: scende il consumo e i danni
Un’attenzione a ciò che si consuma può valere molto, sia in termine di salute che di salvaguardia dell’ambiente. Perché se differenziare la plastica è bene non produrne affatto è meglio. I prodotti freschi andrebbero sempre scelti in confezioni compostabili o comunque di facile smaltimento. La carta si biodegrada facilmente e non necessita di lunghi e costosi processi di riciclaggio. Una busta in tela, riutilizzabile migliaia di volte, evita di consumare altrettante buste di plasticache, anche se ‘biodegradabile’, richiede comunque secoli per venire smaltita nell’ambiente. Le borracce, come è già stato insegnato dai giovani, sostituiscono le bottiglie di plastica che vanno a finire in mare. Il Mediterraneo e tutte le specie che ci vivono, compresi gli umani, ve ne saranno grati.