Caserta – Attivisti napoletani pronti a fare ricorso contro le consultazioni online degli iscritti al Movimento 5 Stelle che, ieri, hanno riconfermato Giuseppe Conte alla guida del partito (i risultati ufficiali sono attesi nelle prossime ore, ma l’esito appare scontato). L’avvocato Lorenzo Borrè arriverà in città domani proprio per raccogliere le firme per le procure dei ricorrenti, circa un centinaio, contestando la legittimità del voto per diverse ragioni come lo stesso Borrè ha anticipato a Cronache. “Sicuramente ci saranno altri ricorsi poiché – ha detto – siamo davanti agli stessi vizi di convocazione: carenza di poteri in capo a chi ha indetto l’assemblea del 10 e 11 marzo, illegittima esclusione degli associati iscritti da meno di sei mesi, sulla violazione del principio di parità dei diritti degli associati con riferimento alle condizioni di candidabilità per le cariche apicali e di garanzia e infine per la violazione del metodo assembleare”. In pratica le votazioni online degli iscritti al Movimento 5 Stelle per legittimare Giuseppe Conte nel ruolo di presidente, e ancora prima quella per modificare lo statuto, presentano gli stessi vizi di convocazione rilevati dal Tribunale di Napoli, e rappresentano per Borrè un caso di democrazia sospesa. Conte in barba alle norme statutarie valide, ha deciso di ripercorrere la stessa strada che lo ha portato ad essere sospeso dalla carica di presidente grillino dal Tribunale. Più che una mossa intelligente quella dell’avvocato del popolo sembra una prova muscolare che non servirà né a lui né ai suoi fedelissimi ad uscire dal pantano in cui sono finiti. In pratica, anche questa volta come ad agosto, chi ha indetto la convocazione, ossia Conte, Paola Taverna e Vito Crimi, non ha la legittimità per farlo. Stando alle contestazioni mosse dai ‘dissidenti’ che hanno trovato conferma nella deliberazione del Tribunale, la modifica allo statuto, decretata a novembre 2020 durante gli Stati generali, introduceva la costituzione dell’organo collegiale di 5 persone al posto della figura apicale che all’epoca era quella del capo politico e oggi è quella del presidente inserita da Conte. Ma l’organo collegiale non è mai stato eletto. Ciò significa che a convocare le votazioni avrebbero potuto essere solo i componenti eletti nel comitato di garanzia Virginia Raggi, il presidente della Camera Roberto Fico e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che dal comitato si è dimesso. A questo vizio di convocazione si aggiunge quello relativo alla platea dei votanti, ancora una volta il voto è stato inibito a chi è iscritto al M5S da meno di sei mesi. Al di là dei vizi di convocazione, per Borrè che contrappone alla prova di forza di Conte l’applicazione delle norme, le votazioni grilline di ieri rappresentano un caso di democrazia sospesa. “Nell’invito al voto – ha spiegato – si parla di democrazia ma a me sembra che ci si esprima per ossimori. Dire siete chiamati a riconfermarmi alla carica di presidente, senza che ci siano altri candidati, significa non dare la possibilità di scegliere chi dovrà guidare il M5S anche in violazione di una norma del codice civile che disciplina le associazioni come il M5S che parla di designazione sull’accordo degli associati. Ma se puoi votare solo una persona, non c’è un accordo. Ho fatto pervenire per tempo le mie osservazioni sull’illegittimità della convocazione e sul contrasto alle linee indicate dalla commissione di garanzia degli statuti, ma non sono state comunicate agli iscritti – ha concluso Borrè – Conte potrà prendere il 100%, ma comunque sono stati violati i principi democratici”.