Guerra in Ucraina: riprendono i negoziati a Istanbul con la ‘benedizione’ di Erdogan

Critico in un video il presidente Volodymyr Zelensky: “Gli ucraini pagano con la vita le sanzioni ‘deboli’ e ‘passive’ imposte dall'Occidente alla Russia”,

Turkish Presidency via AP

ISTANBUL – Sono ripresi i negoziati con la ‘benedizione’ di Erdogan presso il palazzo Dolmabahce della capitale ottomana. In queste sembra essersi aperto uno spiraglio ad un potenziale accordo: il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky potrebbe accettare lo “status di neutralità’ del suo Paese mentre a sua volta Putin sarebbe disposto a valutare la possibilità che l’Ucraina “non venga denazificata” dandole così la possibilità dell’adesione all’Ue “a patto che rimanga militarmente non allineata”. E il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, giunto a Istanbul ha precisato che “non stiamo commerciando persone, terra o sovranità: l’obiettivo minimo dei negoziati saranno i corridoi umanitari e quello massimo il raggiungimento di un accordo su un cessate il fuoco”.

Gli obiettivi primari

Secondo il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan “arrivare alla pace e al cessate il fuoco il prima possibile sarà beneficio per entrambe le parti” che hanno “legittime preoccupazioni” esortandole dunque a “porre fine a questa tragedia”. A minare ulteriormente una situazione già di per sé delicata ci ha pensato ancora una volta il presidente americano Joe Biden attaccando la Russia che già qualche giorno fa aveva definito Vladimir Putin “criminale di guerra”, per poi classificarlo quale ” dittatore”, complicando, e non di poco il lavoro che Erdongan si appresta a fare già da oggi.

Zelensky l’insoddisfatto

Critico ancora una volta in un video apparso in queste ore il presidente Volodymyr Zelensky: “Gli ucraini – ha esordito – pagano con la vita le sanzioni ‘deboli’ e ‘passive’ imposte dall’Occidente alla Russia. Non ci dovrebbero essere pacchetti di sanzioni ‘sospese’ – ha aggiunto – Ci sono ora molti accenni e avvertimenti che le sanzioni saranno inasprite come con un embargo sulle forniture di petrolio russo in Europa, se la Russia usa armi chimiche. Semplicemente non ci sono parole. Pensate a cosa si è ridotto il tutto: aspettare le armi chimiche… Noi, gente viva, dobbiamo aspettare… Tutto ciò che l’esercito russo sta facendo e ha già fatto non merita un embargo petrolifero? Le bombe al fosforo non lo meritano? La produzione chimica o la centrale nucleare bombardata non lo meritano?”. Zelensky ha esplicitamente chiesto che “i pacchetti di sanzioni” contro Mosca “siano “efficaci e sostanziali. Se i pacchetti di sanzioni sono deboli o non funzionano abbastanza, se possono essere aggirati – ha proseguito – si crea una pericolosa illusione per la leadership russa di potersi continuare a permettere quello che stanno facendo ora. E gli ucraini pagano con le loro vite. Migliaia di vite”.

L’accusa all’Occidente

Nei tanti batti e ribatti interfacciatisi in oltre un mese di combattimenti, il portavoce della Russia Vladimir Putin, Dmitry Peskov, in una intervista ha accusato l’Occidente “di avere dichiarato, con le sanzioni, una guerra economica contro la Russia che deve ora adattarsi a nuove condizioni, sfortunatamente piuttosto ostili. Nessuno in Russia – ha continuato polemico – sta prendendo in considerazione l’idea di usare armi nucleari né ha in programma di attaccare nessun Paese della Nato, a meno che non sia un atto reciproco”.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome