Ucraina, Curcio: in Italia arrivati più di 91mila profughi, 33mila minori

Sono più di 91 mila i profughi ucraini arrivati in Italia dall'inizio del conflitto, di cui circa il 50% donne, il 40% (oltre 33 mila) minori e il 10% uomini sopra i 60 anni

A small girl, center, plays with other children outside of a temporary shelter for displaced persons from Ukraine, in Beregsurany, Hungary, Thursday, March 3, 2022. More than 1 million people have fled Ukraine following Russia's invasion in the swiftest refugee exodus in this century, the United Nations said Thursday. (AP Photo/Anna Szilagyi)

MILANO – Sono più di 91 mila i profughi ucraini arrivati in Italia dall’inizio del conflitto, di cui circa il 50% donne, il 40% (oltre 33 mila) minori e il 10% uomini sopra i 60 anni, “persone che si pongono nella maniera migliore possibile nei confronti del Paese che li accoglie”. E’ quanto sottolinea il capo dipartimento della Protezione civile nazionale Fabrizio Curcio, a Torino per fare il punto sulla gestione dell’emergenza profughi con la Regione Piemonte.

“Il 90% di queste persone si sta autogestendo, se solo il 10 o il 20% venissero a richiedere assistenza il sistema entrerebbe in crisi, dobbiamo dirlo in maniera molto chiara” ha osservato Curcio, spiegando che “questo è il motivo” per cui il Governo si è mosso approvando il decreto che prevede il potenziamento dei posti nei cas, l’accoglienza diffusa e l’autonomo sostegno.

La gran parte dei bambini ucraini arrivati nel nostro Paese è accompagnata. “Noi ci muoviamo in un contesto particolare. L’Ucraina è di fatto Europa e queste persone sono europee. Qui non stiamo parlando di una immigrazione ma di una migrazione, uno spostamento, perché queste persone qua non ci vorrebbero stare, il loro traguardo è poter rientrare a settembre. Quindi serve una tipologia diversa di assistenza, dobbiamo prepararci e lavorare con i territori per affrontare una situazione estremamente liquida, per cui ci dobbiamo predisporre con la massima flessibilità”, ha spiegato Curcio. “Oggi – ha aggiunto – non abbiamo un quadro chiaro delle presenze perché con la protezione temporanea europea non c’è nessun obbligo giuridico di dichiarare la posizione, è come se avessero un visto turistico. Quindi questi numeri sono molto ballerini. Una volta consolidati potremo organizzare un migliore accesso al lavoro e sanitario”.

(LaPresse)

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