ROMA – Chiudere l’esame in commissione Giustizia e portare la riforma del Csm in aula alla Camera così come era stato stabilito, il 19 aprile. Se il governo è disposto ad apportare dei correttivi alla riforma del fisco, pur rallentandone il suo iter, sulle nuove regole di palazzo dei Marescialli, non sono ammessi ritardi. Il testo a firma del ministro Marta Cartabia deve vedere la luce entro maggio per essere pronto, con le deleghe, quando il Consiglio superiore della magistratura sarà chiamato per rinnovarsi a luglio.
Nonostante lo sprint del presidente Mario Perantoni e il contingentamento dei tempi, i voti sugli emendamenti procedono a rilento a causa dei numerosi interventi di Italia Viva e gruppo Misto. Ma è la strategia della Lega a tenere sul filo la maggioranza. Il partito di Matteo Salvini prosegue con il ritiro delle proprie proposte articolo per articolo, non volendosi precludere la possibilità di votare gli emendamenti delle opposizioni. Come è successo per la norma di Fratelli d’Italia che introduceva la separazione delle funzioni dei magistrati ma in una modalità diversa da quella concordata in maggioranza.
Forza Italia ha invece votato contro come del resto i gruppi di maggioranza, mantenendo salda la tenuta del goveno. L’emendamento alla riforma del Csm è stato, infatti, bocciato. Soppressa la proposta di modifica che riguarda l’inamovibilità di sede del magistrato, mentre è stata approvata la norma sul massimario della Cassazione, la cui pianta organica è fissata in 67 magistrati, rispetto ai 37 della pdl Bonafede.
Via libera anche all’emendamento del governo alla riforma dell’ordinamento giudiziario, che riguarda il regime delle incompatibilità di sede. L’emendamento Cartabia, stabilisce che i criteri di incompatibilità (coniuge o un parente fino al secondo grado esercita la professione di avvocato) devono essere tutti presenti. Questo è l’unico emendamento su cui Italia Viva si è astenuta, mentre in tutti le altre proposte di modifica aveva votato contro.
Restano dunque sulla legge Cartabia diversi distinguo, tra cui quello di Matteo Renzi che oggi è tornato a ribadire le sue perplessità: “La riforma Bonafede faceva danni, la riforma Cartabia non è dannosa, produce grandi passi avanti, è una riforma inutile ma passerà perché sono tutti d’accordo con la nostra astensione perché noi vorremo di più nel restituire ai cittadini la possibilità di credere nella magistratura però sempre meglio la Cartabia di Bonafede”.
Non è d’accordo invece Giuseppe Conte, che attacca l’atteggiamento di Iv: “Credo sia un atto di responsabilità cercare di raggiungere un giusto compromesso. Vedo che ci sono forze politiche come Italia viva che si stanno opponendo a qualsiasi compromesso. Non vorrei che qualcuno coltivasse la prospettiva di andare a votare con le vecchie regole”.(LaPresse)