Il richiamo della foresta rossa

Vincenzo D'Anna

A voler dare importanza alle argomentazioni pubblicate sui social network si trarrebbe la sensazione che in Italia crescono il partito filo russo e le simpatie per il satrapo che regna indisturbato al Cremlino. Quel Vladimir Putin che da più di vent’anni fa il burattinaio a Mosca e che sistematicamente organizza la danza delle poltrone sulle quali mette a sedere i suoi fedeli scherani. Lo zar cambia a piacimento la costituzione, incarcera oppure elimina avversari politici e giornalisti e chiunque abbia qualcosa da ridire sul suo perpetuo grumo di  indiscutibile potere . Così come in Cina, l’ex uomo del Kgb si è inventato un sistema a mezzadria tra un regime capitalistico ed uno dittatoriale, pseudo liberale in economia e inamovibile e poliziesco sul terreno politico. Insomma: una riedizione del vecchio polit bureau comunista con il vertice affidato alla nomenclatura ed un regime di libertà nei consumi che ha allentato la ferrea programmazione statale e riempito negozi e magazzini di generi di consumo occidentali. Putin ha reintrodotto la religione, di cui si mostra osservante, come uno zelante catecumeno, ma l’ha affidata ad un patriarca ortodosso dal passato non proprio integerrimo, amico e collega di pratiche spionistiche tanto care all’ex colonnello del Kgb sovietico. Un “religioso” con conti in banca miliardari, che guida la chiesa da un lussuoso panfilo. Insomma, anche nel campo spirituale il modello non cambia: si mescola l’una e l’altra cosa così come sul versante ideologico e politico. Con un parlamento, la Duma, espressione di elezioni politiche orientate e strettamente controllate, che gli fa da paravento, Putin può governare attorniato da oligarchi che gestiscono privatamente interi pezzi del sistema produttivo ex sovietico, ricavandone guadagni favolosi che, si può supporre, rientrano in quota parte nelle disponibilità del leader indiscusso. E che conterà mai la democrazia, quella vera, se tutto fila liscio ed il popolo finalmente gode dei generi merceologici e tecnologici che lo parifica ai regimi occidentali? Che intralcio potranno mai dare i dissidenti se chi manifesta verrà poi identificato e successivamente affidato alle cure della polizia e della magistratura di regime? Ai più riottosi ed impertinenti qualche anno di Siberia calmerà i bollori degli ardenti spiriti. Qualche oligarca dissenziente sarà privato dei beni e delle ricchezze. Un accorto sfruttamento delle risorse naturali, a cominciare dal gas al petrolio, dal grano ai prodotti naturali, ha fatto per molti anni, del dittatore russo, un interlocutore molto ambito delle democrazie occidentali e degli interessi commerciali dei mercati interni di queste ultime. La stampa libera lo ha celebrato finanche come un innovatore, un illuminato stratega della diplomazia internazionale. Tutto è andato liscio come l’olio fino a quando, consigliato poco accortamente, dai cortigiani di cui si circonda, non ha rispolverato i sogni di grandezza della disciolta Urss, reclamando un posto centrale tre i grandi della Terra. Un delirio che lo ha indotto prima ad annettersi alcuni territori come l’Ossezia del Sud scippandola alla repubblica di Georgia, poi la Cecenia e la Crimea, infine colpendo duramente l’Ucraina di cui desidera annettersi le regioni del Donbass ed i porti sul Mar Nero. Amico di un altro satrapo, il siriano Bashar al-Assad, che ha soffocato nel sangue di una guerra civile i suoi antagonisti, Putin utilizza quello Stato medio orientale per contare sul teatro di guerra di quella regione. Non a caso per i lavori più sporchi, come il genocidio e le fosse comuni di civili ucraini, ha utilizzato, appunto, mercenari ceceni e siriani privi di scrupoli ed avvezzi ad ogni atrocità. Di questa massa prezzolata di militari allorquando cadono sul campo, lascia che restino insepolti ed anonimi. Insomma: mostra i muscoli al mondo intero facendo leva sull’arsenale atomico, minacciando gli ex paesi satelliti che intendono liberamente scegliere lo schieramento difensivo atlantico, la Nato, e la Comunità Europea sul piano politico ed economico. Eppure i grani di questa corona sporca di sangue e di illiberalità sembrano quelli di un…rosario in mano ad un poveretto che si difende dall’accerchiamento militare statunitense allorquando intende liberare i territori filo russi sbarazzandosi dei fascisti che premono alle porte del rinato impero sovietico!! Sembra assurdo, ma non sono pochi gli intellettuali, i giornalisti ed anche i politici occidentali che gli danno ragione tra mille distinguo e paradigmi con le attività militari  compiute dagli americani. Chi sono questi apostoli delle libertà e dei diritti russi? Semplice: gli ex comunisti occidentali cresciuti nell’idolatria marxista e nell’odio per Washington. Attempati rivoluzionari cresciuti e pasciuti nel ricco Occidente, che non avendo mai digerito la sconfitta dei loro ideali colgono il momento per una rivalsa epocale. Insomma la “foresta rossa”, a certe latitudini, ha ancora il suo fascino!!


*già parlamentare

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