Evviva il coraggio degli altri

Praticamente fallita la missione di Mario Draghi, Emanuel Macron ed Olaf Scholz in Ucraina. Svanite le speranze di Volodymyr Zelensky di vedersi sostenere adeguatamente dall’Unione Europea nella sua resistenza contro l’invasore russo. Le contromosse adottate dal Cremlino per rispondere alle sanzioni adottate dall’Occidente contro la guerra di Putin, hanno fatto scricchiolare l’unità d’intenti (politici) dei paesi europei creando un fronte di tiepidezza nell’opinione pubblica e nei governi stessi. L’Italia, purtroppo è tra quegli Stati in cui, dopo le prime settimane di determinazione, spira forte un vento di neutralità che non può che favorire gli effetti della deterrenza messa in atto da Mosca. Tradotto: dopo la retromarcia di Matteo Salvini e quella di Giuseppe Conte, entrambi usciti malconci dalla tornata elettorale delle amministrative, ecco infuriare la discussione sull’opportunità di continuare a fornire o meno armi e denaro a Kiev, presa sempre più nella morsa dell’esercito russo, proteso ormai alla conquista del Donbass e delle coste del Mar Nero. I primi contraddittori segnali, nel nostro Paese, si erano manifestati con la speciosa polemica sulla tipologia degli armamenti da inviare: armi “difensive” a corto raggio per il timore che potessero essere utilizzate oltre i confini per colpire direttamente la Russia in casa sua. Un sofisma politico per dire agli aggrediti: difendetevi come meglio potete ma per favore evitate l’escalation. Poco importa poi che in questa guerra gli aggressori non abbiano risparmiato niente e nessuno: genocidi, fosse comuni, obiettivi civili come scuole ed ospedali presi di mira, sono stati il loro tratto distintivo. Un lavoro sporco andato ben oltre il codice di comportamento militare e la stessa convenzione di Ginevra. Risultato: non appena al popolo degli italioti sono giunti rincari e bollette, ecco che si è passati da un impegno monocorde ad un altro a responsabilità “limitata”. Insomma siamo i soliti. Quelli che si arrendono di fronte alle prime difficoltà e che se ne fregano altamente dei valori di libertà e di democrazia, dei principii di sovranità degli Stati. Un popolo, spiace dirlo, che, se aggredito, forse si sarebbe arreso dopo nemmeno una settimana. Non così gli Inglesi e gli Americani, gente abituata a non transigere mai innanzi alla violenza ed all’abuso sui principi fondanti della civiltà umana, sia quando è messa in discussione quella propria sia quando tocca agli altri. Niente di nuovo sotto il sole. Dopo questa fase di ambiguità ecco che i soliti noti, spalleggiati da taluni giornali e tv appositamente indirizzati a contrastare l’espansione della Nato ad Est (insieme con il capitalismo, la globalizzazione ed il redivivo imperialismo a “stelle e strisce”), completano la capriola. Oggi sono tutti pensosi e tristi per la pace contro la guerra, anche a costo di ottenerla a spese altrui. Cosa importa che ci siano aggressori ed aggrediti, stupri ed esecuzioni sommarie a carico di un popolo che si difende? Insomma, il mantra è: basta con la guerra ed evviva la pace comunque e qualunque essa sia. Perché mai patire e pagare conti più salati per gas e generi di prima necessità per la testardaggine di un popolo che difende la propria libertà e la propria vita? Figurarsi se avessimo dovuto offrire noi vite umane per difenderci da un dittatore!! E’ sufficiente quindi commuoversi per le povere vittime ma dopo 130 giorni di conflitto, che diamine, può anche bastare. Gli ucraini? Se ne facciano una ragione!! Che senso ha questo intestardirsi viste le preponderanti forze armate russe? Così’ si interrogano i sedicenti maître a penser del pacifismo ad oltranza che coincide con i piedi al caldo e la pienezza della propria pancia. Moriranno altri ucraini e deprecheremo l’accaduto. Manderemo anche qualche soldo e qualche carico di armi arraffazzonate alla meno peggio, ma ci saremo lavati la coscienza e ci sentiremo anche altruisti. In fondo cos’è che stiamo già facendo se non dosare le armi per non fare, sì, soccombere Kiev ma anche per scongiurare la minaccia nucleare paventata da Putin? Diciamocela tutta: non abbiamo più figli da offrire alla Patria, essendoci ridotti ad un popolo di anziani ampiamente investito dalla corruzione dei costumi e dal benessere, che ormai trae forza lavoro dai tanto vituperati e temuti immigrati. Il coraggio non ci serve. Ci serve sopravvivere come e meglio possibile. Tutte le considerazioni a latere, l’invadenza della Nato, le provocazioni anglo americane, le mire guerrafondaie degli Usa, i vizi congeniti degli americani , la perdita di sovranità nozionale, i tatticismi pre elettorali di leader che vivono alla giornata, le invocazioni terzo mondiste di Jorge Mario Bergoglio (gesuita più che Papa), sono le quinte della scena di una commedia delle parti. Siamo un popolo senza più nerbo e senza più coraggio. E allora evviva il coraggio degli altri!!

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