MILANO – È un’avanzata lenta quella della Russia in Ucraina, ma che prosegue. Le forze russe stanno portando “un vero inferno” nel cuore industriale dell’est del Paese, è il racconto di Sergey Haidai, governatore della regione di Luhansk che solo pochi giorni fa è caduta interamente nelle mani di Mosca con la conquista dell’ultima roccaforte Lysychansk. Haidai afferma che non è corretto dire che le forze russe stanno effettuando una pausa operativa, perché gli attacchi sono ancora intensi: nella notte i russi hanno lanciato oltre 20 colpi di artiglieria, mortaio e razzi nella regione e – riferisce – le forze russe stanno pressando verso il confine con il Donetsk.
Proprio nel Donetsk, l’altra regione che Mosca punta a conquistare per ottenere il pieno controllo del Donbass, sarebbe in corso un’offensiva a Bachmut. Le autorità ucraine, per bocca del governatore Pavlo Kyrylenko, denunciano attacchi contro civili: quattro cittadini sarebbero morti in un attacco avvenuto a Siversk, nel Donetsk, e sarebbero state colpite anche aree civili di Druzhkivka, Slovyansk, Chasovoy Yar, Hirnyk e Svitlodar.
A margine del G20 di Bali, in Indonesia, di Ucraina ha parlato il segretario di Stato americano, Antony Blinken, con il ministro degli Esteri cinese Wang Yi. La Cina dovrebbe condannare l’aggressione russa dell’Ucraina, è il messaggio che gli ha passato nel corso del faccia a faccia di cinque ore, in cui ha approfittato anche per sollevare preoccupazione su Taiwan e sul rispetto dei diritti umani per le minoranze in Tibet e nella regione occidentale dello Xinjiang. “Siamo preoccupati per l’allineamento della Cina con la Russia”, ha detto il capo della diplomazia Usa. A poche ore dall’annuncio del Pentagono dell’invio di altri 400 milioni di dollari di aiuti militari a Kiev, Blinken ha chiarito di non credere alla ‘neutralità’ di Pechino: è difficile essere “neutrali” in un conflitto in cui c’è un chiaro aggressore, ma se anche fosse possibile “non credo che la Cina stia agendo in modo neutrale”, ha detto all’omologo cinese in questo che era il primo incontro fra i due da ottobre.
L’invio di altri 400 milioni di dollari di aiuti militari porta a 7,3 miliardi di dollari il totale degli aiuti di Washington all’Ucraina dall’inizio della guerra. Nell’ultimo pacchetto, ha riferito il Pentagono, sono sono compresi anche altri quattro sistemi missilistici Himars e il relativo munizionamento. “Questa decisione si basa sul feroce desiderio di Washington di prolungare il conflitto ad ogni costo”, è stata la reazione dell’ambasciata russa negli Usa. Intanto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha rimosso gli ambasciatori dell’Ucraina in cinque Paesi, cioè Germania, Ungheria, Norvegia, Repubblica Ceca e India. Le motivazioni non sono note e a far più rumore è la rimozione dell’ambasciatore a Berlino, Andrii Melnyk, che era noto per avere protestato con la Germania per i ritardi nelle consegne di armi.
(LaPresse)