Il cuoco di Putin

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Vincenzo D'Anna
Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Vincenzo D'Anna

In Ucraina, tra missili che cadono su case, scuole e finanche prigioni, continua a scorrere sangue innocente. E’ triste da dirsi, ma episodi del genere neanche fanno più notizia, soprattutto in Italia dove i media sono tutti concentrati sulla campagna elettorale che ci porterà al voto delle politiche il prossimo 25 settembre.

Eppure nella regione del Donetsk e nel bacino del Mar Nero, i crimini di guerra russi ai danni di prigionieri e popolazione civile deportata, continuano indisturbati. Finanche alla Croce Rossa è stata interdetta la possibilità di sincerarsi sul reale stato delle cose e di poter fornire assistenza ai civili danneggiati. Un comportamento, quello assunto dalle forze armate del Cremlino, che richiama il disprezzo che ebbero i nazisti per la convenzione di Ginevra, lo storico documento che regola le norme per la tutela dei diritti dei prigionieri di guerra e dei rifugiati. Nel mentre tutto questo accade, a casa nostra siamo in ben altre faccende affaccendate preferendo occuparci delle senili ambizioni politiche del Cavalier Berlusconi il quale narra di confidenze ricevute da diplomatici russi con le quali si adduceva la necessità di invadere l’Ucraina per scongiurare che fosse proprio quest’ultima ad attaccare Mosca! In un Paese con un minor tasso di cinismo e di memoria corta sarebbe bastata questa enormità per non votare il partito dell’ex premier. Lo stesso dicasi dell’acrobatico Salvini che, dopo aver governato a lungo con i Cinque Stelle (primo governo Conte), ha liquidato l’esecutivo di Mario Draghi per incompatibilità con i seguaci di…Beppe Grillo e Giuseppe Conte!!

Insomma, qualora non lo si fosse ancora capito, invece di dedicarci ad una crisi umanitaria di proporzioni epocali, ad una guerra di proditoria aggressione nei confronti di uno Stato sovrano, allo sterminio di popolazioni inermi, alla violazione delle elementari norme di civiltà giuridica, noi italiani ci limitiamo a prestare esclusiva attenzione al carro di Tespi della politica tricolore. Tali carri, visto che li abbiamo citati, balzati all’attenzione delle cronache all’inizio del ‘900, altri non erano che strutture lignee mobili sulle quali si esibivano guitti e saltimbanchi (eredi della tradizione della commedia dell’arte e del teatro popolare itinerante), dando vita a rappresentazioni estemporanee piuttosto sguaiate e comiche. A cosa altro potremmo paragonare se non a queste “strutture”, l’attuale teatro politico italiano, palcoscenico per i partiti personalizzati e con attori che recitano a soggetto per spettatori a digiuno di punti di riferimento della Politica vera, quella con la “P” maiuscola? Un teatro che ci regala un paradosso tipicamente italiano: sondaggi che premiano il centrodestra, una coalizione che pure, per i due terzi (Berlusconi e Salvini), ha collaborato con un governo rimasto in piedi fino a qualche settimana addietro.

E’ conseguenza del voto di protesta? Sissignore. Ma è un voto che ingloba e premia non solo quelli che, come Fratelli d’Italia, hanno fatto, a torto oppure a regione, opposizione ma anche quanti, come Fi e Lega, hanno governato con 5Stelle e Pd. Insomma: una contraddizione in termini ed un esempio di scuola per dimostrare che la vocazione trasformista e qualunquista si conferma essere nella genetica degli italiani. Non è un caso che come popolo non abbiamo mai terminato una guerra senza cambiare alleato. La popolazione ora sarà bombardata da proposte elettorali indecenti, ovvero sgravi, bonus, redditi senza lavoro distribuiti a vario titolo. Scompariranno, come d’incanto, tutti gli allarmi su crisi e debiti, inflazione e calo della produzione del prodotto interno lordo. Le prefiche (donne che nell’antichità piangevano il morto per mestiere e dietro pagamento) si trasformeranno in ninfe eteree. Non a caso c’è già chi promette la crescita di nuovi habitat naturali destinati a queste ultime. E di “natura” è impregnata anche l’ultima risorsa ecologista sfoggiata dal Cavaliere (quella della piantumazione degli alberi), costretto ad una necessitata umiltà a spartire il simbolo con Meloni e con Salvini. Nel versante opposto, il centrosinistra, si ripropone con i soliti ed oramai stantii anatemi e le denunce di Fascismo incipiente per mano di un Duce in gonnella, ricompattandosi su quel fronte di sinistra sfigato e perdente da decenni, senza un’offerta politica ed un volto moderato rassicurante.

Tuttavia spunta, tra veti incrociati, il volto sussiegoso ma diligente di Carlo Calenda che fa incetta di relitti ministeriali provenienti da Forza Italia. Anche su questo versante la politica estera sembra contare poco, non fosse altro perché dichiararsi anti putiniani e filo atlantici cozza con le antiche e mai sopite idiosincrasie anti statunitensi dei post comunisti. Anche questi si avviteranno sulle questioni interne, perdendosi tra bollette dimestiche e ricette anti crisi. Insomma l’avranno vinta la tirannide del Cremlino ed il cosiddetto “cuoco di Putin”, il fedelissimo macellaio che programma lo sterminio in terra ucraina.

*già parlamentare

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