MILANO – Manca poco al suono della prima campanella del nuovo anno scolastico, con un calendario che varia, in Italia, da Nord a Sud, ma che in tutta la Penisola subirà uno stop in vista del voto del 25 settembre, per gli istituti designati come seggio elettorale. Resta, anche quest’anno, il nodo delle cattedre vuote, una questione per la quale Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, chiede di rivedere il sistema di reclutamento.
“Occorre dare poteri assunzionali alle scuole, come accade all’estero, superando contrarietà ideologiche e fare in modo che siano le scuole a scegliere e decidere quali siano i docenti migliori – dice ai microfoni di Sky tg 24 – L’attuale sistema di reclutamento, “va cambiato”. Quello attuale, “basato su concorsi centralizzati, non funziona: aumentano il precariato, creando situazioni che vanno poi sanate”. Tiene a precisare, Giannelli, che non si tratterebbe di “assunzioni clientelari” perché “i presidi sono socialmente esposti” al controllo da parte di docenti, alunni e genitori. “Se assumi un docente che non è all’altezza – sottolinea – Dire che i presidi assumerebbero chi vogliono è insopportabile”. E, nel caso in cui, anche alle scuole italiane, “come nei sistemi scolastici di molti Paesi europei”, il Comitato di valutazione d’istituto, “potrebbe essere coinvolto per esprimersi anche nei confronti dei docenti assunti dai presidi”.
Per Giannelli, in questa campagna elettorale, dai partiti arrivano “proposte poco calate nella realtà”. “È abbastanza logico che facciano proposte, ma nessuna incide davvero sul sistema scolastico”, ha affermato. E chiede di pensare, da subito, a una alternativa alle scuole per i seggi elettorali. “Non ora – spiega – ma in previsione dei prossimi appuntamenti”.
Favorevole all’estensione dell’obbligo scolastico fino a 18 anni, Giannelli mette in guardia: occorre guardare alle competenze che i ragazzi acquisiscono. “Il problema semmai è fare in modo che il titolo di studio che si consegue porti a effettive competenze – sottolinea – la didattica trasmissiva andava bene 50 anni fa, oggi va rivista”.
Sul fronte delle cattedre vuote, per l’anno scolastico 2022/2023, le associazioni di categoria prevedono numerose assegnazioni di supplenze. Al termine delle operazioni delle immissioni in ruolo e per nomine da Gps, graduatorie provinciali scolastiche, la previsione è di avere ancora 150mila cattedre vacanti.
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