NAPOLI – Impegno civico è la neonata creatura politica del ministro Luigi Di Maio che per le Politiche ha strategicamente scelto di appoggiarsi alla coalizione di centrosinistra guidata dal Pd. Solo dopo il voto si capirà se in Campania, regione che nel 2018 è stata roccaforte grillina, la spunteranno i dimaiani o i candidati del M5S di Giuseppe Conte e Roberto Fico ormai nemici giurati. Per il senatore di Ic Vincenzo Presutto (nella foto) candidato capolista a palazzo Madama nel collegio plurinominale Campania 1, se i cittadini vedranno il vero volto dell’ex premier difficilmente gli accorderanno la loro fiducia.
Senatore, alle Politiche avete deciso di appoggiarvi al Pd, perché questa scelta e quanto siete programmaticamente affina ai dem?
La scelta è stata quella di fare parte di un’alleanza progressista con il Pd, ma anche con Sinistra italiana, Più Europa e Verdi per far fronte a una fase critica a livello mondiale generata dalla pandemia e accentuata dalla crisi geopolitica che sta mettendo a dura prova il sistema economico-sociale. C’è instabilità ovunque con ricadute sull’approvvigionamento delle materie energetiche e delle materie prime. Abbiamo avuto tre governi che necessitavano dell’unione di forze politiche anche lontane tra loro. Vi è la necessità di mantenere un filo conduttore che possa collegare le ultime legislatura per portare avanti le politiche concordate con l’Ue e legate al Pnrr. Gli equilibri internazionali richiedono un fronte politico che veda nell’Ue un punto di riferimento e punti ad un rafforzamento del patto atlantico. Il fronte progressista, che si riconosce nell’operato di Draghi, è compatto su questi punti. Abbiamo bisogno dell’Europa. Cosa accadrebbe se vincesse la destra della Meloni che non è europeista? L’alleanza nasce per rafforzare il processo di stabilizzazione dell’Italia all’interno del quadro europeo.
Non pochi gli attacchi provenienti dal M5S, Conte ha detto che Di Maio ha rinnegato tutte le battaglie portate avanti quando era capo politico del Movimento. Cosa risponde?
Conte non rappresenta il M5S, è l’antitesi. Conte è un’anomalia che ha trovato, con l’appoggio di Grillo, il modo di impossessarsi di involucro che si chiama M5S, ma il Movimento non esiste più. Le battaglie di cui parla non sono certo sue e noi non abbiamo rinnegato nulla perché ciò che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto in maniera consapevole. Può dire quello che vuole, ma è lui l’unico criticabile poiché non solo era da mesi che voleva far cadere il governo, ma lo ha fatto in un momento critico, pensando solo ai suoi interessi.
Il centrodestra sembra essere favorito. Negli uninominali in Campania le sfide più difficili, dove crede abbiate maggiore possibilità di vittoria e dove meno?
Penso che nell’area metropolitana il centrosinistra parta avvantaggiato. Napoli credo possa essere quasi una garanzia per il fronte progressista. I sondaggi dicono che la destra è la favorita, ma non tengono conto di quel 40 per cento degli italiani che non si esprime, che è indeciso e che non vota. Può accadere di tutto anche che venga meno il vantaggio che il centrodestra sembra avere adesso. Di sicuro quello al M5S o al Terzo Polo è un voto inutile che può solo rafforzare la destra e rendere meno stabile il Paese.
Quanto crede possa togliervi in termini di consenso a Napoli l’area grillina che fa capo a Roberto Fico?
Se i napoletani comprenderanno che quello è il partito di Conte l’usurpatore, e non il M5S, loro perderanno parecchio perché quello non è neanche la copia del M5S che non esiste più. Fico è artefice di questo inganno. Non avrei mai lasciato il M5S, noi abbiamo lasciato il partito di Conte che ha tentato di isolare l’Italia con le posizioni sulla politica estera.
Guardando al futuro e considerata la ‘partnership’ col Pd è ipotizzabile un vostro ingresso in maggioranza con De Luca in consiglio regionale?
Bisogna aspettare il risultato delle Politiche poi ci saranno molti stravolgimenti perché la politica italiana vive da tempo una forte crisi d’identità che dovrà essere risolta. Non pongo limiti, c’è la possibilità di una nuova configurazione delle alleanze perché la fase di trasformazione riguarderà la politica italiana a tutti i livelli istituzionali.