CANBERRA – Il primo ministro australiano, Anthony Albanese, ha esortato la Cina a permettere alla giornalista australiana di origine cinese Cheng Lei, detenuta, di avere il primo contatto con i suoi figli dopo oltre due anni. Albanese ha rinnovato l’appello del suo governo affinché la reporter possa mettersi in contatto con la famiglia, dopo che l’ambasciatore cinese in Australia Xiao Qian ha offerto il suo aiuto. “Cheng Lei dovrebbe poter sentire la sua famiglia”, “abbiamo un’opinione molto forte sul suo trattamento”, “non c’è stata alcuna trasparenza in questi processi. Il governo cinese deve fare meglio”, ha detto Albanese ai giornalisti.
La giornalista della CGTN, il canale in lingua inglese della China Central Television, è detenuta in Cina dall’agosto 2019. È stata processata a Pechino a marzo con l’accusa di spionaggio. Ai diplomatici australiani è stato negato il permesso di assistere al processo e non è stato annunciato alcun verdetto. Il cambio di governo in Australia ha prodotto segnali di disgelo nelle tese relazioni bilaterali. Martedì l’ambasciatore Xiao ha dichiarato di essere solidale per motivi umanitari con la famiglia di Cheng, composta da un figlio e una figlia piccoli che vivono con i nonni a Melbourne, in Australia. “Personalmente, sono solidale con la sua famiglia, i suoi figli e i loro parenti che si trovano ad affrontare una situazione così difficile”, ha detto Xiao all’Australian Broadcasting Corp. “Per motivi umanitari, sto cercando di capire se posso essere d’aiuto come ambasciatore per facilitare un eventuale accesso più semplice” tra Cheng e la sua famiglia o l’ambasciata australiana a Pechino, ha aggiunto. Xiao ha detto che il suo intervento sarà “basato su considerazioni umanitarie”. “Non posso essere coinvolto nella procedura legale”, ha spiegato.
(LaPresse)