Pera: “Irresponsabile dire che Fdi è un pericolo per la democrazia”

© Fabio cimaglia/Lapresse
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NAPOLI – Prima la vittoria e poi le riforme costituzionali utili ad evitare l’instabilità politica e del Paese. In campagna elettorale vale tutto, ma la demonizzazione dell’avversario messa in atto dal centrosinistra contro Giorgia Meloni rischia di lanciare un messaggio fuorviante agli ‘osservatori’ europei. A parlarne con Cronache è l’ex presidente del Senato, candidato tra le fila di Fdi, Marcello Pera, indicato dai ‘destrorsi’ nella rosa dei papabili successori del capo dello Stato Sergio Mattarella in occasione dell’ultima elezione del presidente della Repubblica.

Il centrodestra sembra favorito per la vittoria, con Fdi primo partito. Quanto è dovuto questo vantaggio alla circostanza di essere rimasti all’opposizione in questi anni?

Credo che la Meloni abbia dimostrato coerenza e credibilità e questo è stato apprezzato. La sua opposizione non è mai stata pregiudiziale, ma con controproposte che ora vengono rilanciate in campagna elettorale.

E’ probabile che, pur battendo il centrosinistra, non otterrete il 51 per cento utile a governare da soli. C’è il rischio che si ripeta quanto già successo negli ultimi cinque anni, con l’alternanza di un nuovo governo circa ogni anno e mezzo?

Spero di no e prego che San Gennaro faccia un miracolo per evitare l’instabilità politica e del Paese. Servono le riforme costituzionali che consentano stabilità al governo.

Pensa alla legge elettorale?

Penso al presidenzialismo o semipresidenzialismo con l’elezione diretta del capo dell’esecutivo in modo che, investito popolarmente, governi 5 anni. E’ importante, perché una riforma di questo tipo assicura due vantaggi: trasparenza ed efficienza. Trasparenza in quanto governa chi vince e non c’è rischio di giochi parlamentari o di altra natura. Efficienza perché chi governa ha la certezza di governare per cinque anni. E’ chiaro a tutti che non possiamo più consentirci un governo ogni 13 mesi, soprattutto in tempo di guerra come oggi, in cui l’Unione Europea deve essere una sola voce ferma. L’ Italia non può più consentirsi governi instabili.

Gli avversari politici ripetono che un governo di centrodestra guidato dalla Meloni rappresenta un pericolo per la democrazia: che ne pensa e quanto questa accusa può incidere tra gli altri leader europei?

Io trovo del tutto irresponsabile fare queste affermazioni, penso che Letta dovrebbe astenersi dal sostenerlo e ribadirlo. Intanto perché non è vero, ma soprattutto perché si dà dell’Italia, a chi la osserva dall’esterno, l’idea di un Paese vicino a una dittatura e questo nuoce all’interesse nazionale. Chi fa queste osservazioni è un irresponsabile.

Lei che è stato presidente del Senato, col senno di poi, alla luce di questa campagna elettorale, come valuta la riforma relativa alla riduzione del numero di parlamentari?

Non ho approvato quella riforma perché non aveva contorno. Tagliare i parlamentari per quale ragione? E’ stata una riforma demagogica, all’insegna del messaggio sbagliato: risparmiamo perché i parlamentari non servono. Ma i parlamentari servono e anche la politica serve per evitare difficoltà con la democrazia. Bisogna darsi da fare affinché la buona politica ne esca vincitrice.

Crede siano più competitivi i 5 Stelle, che soprattutto in Campania e nel Mezzogiorno vengono apprezzati per il reddito di cittadinanza, o il Pd che, stando al centrodestra, al di là dei meriti, trova sempre il modo di stare al governo?

C’è un’anomalia da cui si vede che sono necessarie le riforme costituzionali: chi non vince mai, governa e non solo, riesce anche a inserire i suoi uomini nella Commissione europea come nel caso di Gentiloni. Il M5S vive sul reddito di cittadinanza che però è stato congegnato malissimo. Una buona idea che presta il fianco alle truffe e soprattutto non distingue i cittadini che hanno necessità da quelli che cercano lavoro. Così com’è, è solo uno spreco di soldi.

Un governo di centrodestra avrà difficoltà a dialogare con amministratori di centrosinistra come il presidente De Luca, che ha polemizzato perfino col governo amico?

Un governo di centrodestra convive con le regioni di centrosinistra e viceversa, è così da sempre. I rapporti istituzionali devono sempre essere improntati sul dialogo per consentire la giusta collaborazione nell’interesse dei cittadini. 

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