Plastica e alluminio: guida all’uso

Banali errori possono compromettere il ciclo virtuoso della raccolta differenziata

NAPOLI – Applicare correttamente tutte le regole di base della raccolta differenziata deve essere un caposaldo delle nostre abitudini. Solo in questo modo, infatti, potremo donare una seconda vita a tutti quegli oggetti che altrimenti ingolferebbero il ciclo di rifiuti o, ancora peggio, finirebbero dispersi nell’ambiente. Basta davvero poco per dare un nuovo utilizzo a carta, alluminio, plastica e vetro. Purtroppo, però, anche il cittadino più attento compie degli errori nel momento in cui getta nella pattumiera i suoi rifiuti. Uno sbaglio che si commette spesso è quello di gettare, ad esempio, gli scontrini all’interno del contenitore della carta. Errore: vanno buttati nell’indifferenziata, perché il materiale di cui sono composti è la carta termica, che non può essere riciclata.

Ma la confusione vera e propria riguarda due materiali molto presenti nella nostra vita quotidiana e che possono trasformarsi in risorsa se raccolti e smaltiti nel modo esatto: l’alluminio e la plastica. Praticamente quasi tutti gli alimenti che acquistiamo al supermercato, e non solo, sono venduti all’interno di contenitori composti da questi due materiali.

Un primo interrogativo che in tanti si pongono è il seguente: dopo il loro utilizzo e prima di buttarli via, i contenitori in plastica o in alluminio bisogna lavarli? Stando alla norma, è bene ripulire, per esempio, la lattina sporca di pomodoro anche solo in maniera superficiale: basta ripulire il grosso dei residui di prodotto con un tovagliolo magari già utilizzato. Evitando, quindi, di sprecare acqua corrente lavando ogni traccia di sporco come se fosse una stoviglia da riutilizzare (c’è chi, addirittura, inserisce nella lavastoviglie le lattine da gettare: sbagliatissimo). Troppo zelo, insomma, guasta: meglio risparmiare l’acqua, sia per le bollette, in questo momento particolarmente salate, che per il problema della siccità che soprattutto questa estate ha afflitto il nostro Paese. Lo stesso discorso vale per vaschette monouso, scatolette di tonno e legumi, lattine di birra e altre bibite.

Passiamo ora al successivo errore comune che riguarda le bottiglie di plastica: dopo averne consumato il contenuto (ed eventualmente sciacquate, se contenevano succo di frutta o bibite zuccherine) in tanti compiono lo sbaglio di “accartocciarle”, riducendone così la dimensione. E’ una pratica che consente di riempire in minor tempo il contenitore della plastica, ma al tempo stesso non rappresenta il miglior modo di riciclare una bottiglia. Che va semplicemente schiacciata facendo attenzione che mantenga la sua forma originaria. C’è una spiegazione dietro questa accortezza, e che riguarda una precisa fase del riciclo, quella in cui le bottiglie vengono posizionate sul nastro trasportatore dell’impianto di riciclaggio. La telecamera addetta allo smistamento saprà riconoscerle e isolarle, per avviarle correttamente al riciclo. In caso contrario, il processo subisce seri rallentamenti che possono mettere in crisi l’intera catena. E a proposito sempre delle bottiglie di plastica, ricordiamoci che dobbiamo gettarle munite di tappi: anche questi infatti, composti di plastica, entreranno nel circolo virtuoso del riciclo.

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