“La verità è figlia dei tempi”. Così recita un vecchio e saggio brocardo, ovvero una sintetica espressione giuridica. E di tempo ne è passato molto da quando con grande coraggio Bettino Craxi pronunciò, nell’aula Montecitorio, un intervento in sua difesa nel quale confutò la tesi che il PSI ed il suo segretario politico si fossero macchiati del reato di finanziamento illecito al partito. In quel discorso, che gli anni si sono incaricati di confermare come veritiero, il leader del garofano chiamò sul banco degli imputati tutti i movimenti politici di governo oltre al partito comunista che allora soffiava sul fuoco della pubblica moralità con la complicità di quei magistrati ad esso collegati in modo organico (come di recente l’affare Palamara ha rivelato). In effetti molti di quei pubblici ministeri sarebbero poi scesi in politica e fondato partiti collocati a sinistra.
Da Di pietro a De Magistris fino ad Antonio Ingroia, preceduti da altri autorevoli loro colleghi come, per esempio, Luciano Violante, Anna Finocchiaro, Gerardo D’Ambrosio, militanti nel PCI – PDS-PD e molti altri ancora. La “glasnost” di Gorbacev aveva aperto gli archivi di Mosca del PCUS (e del KGB) dai quali storici e giornalisti , anche di casa nostra, potettero accertare anche il costante finanziamento transitato sotto varie forme dal Cremlino in direzione del partito comunista italiano. Si chiudeva in tal modo il cerchio indicato da Craxi che Tangentopoli era l’espressione di un diffuso sistema di finanziamento occulto ai partiti di massa e governativi che, capillarmente organizzati sul territorio, avevano apparati e sostenevano spese non coperte dal finanziamento pubblico. In precedenza il Parlamento aveva varato una legge di sanatoria salvando molti politici di rango che avevano gestito oppure rappresentato i partiti di appartenenza. La fecero franca pezzi da novanta che, immemori delle loro pregresse responsabilità gestionali, ebbero la faccia tosta di vestire i panni degli accusatori verso coloro i quali erano poi succeduti in quelle cariche di vertice. Insomma, la politica italiana ha sempre attinto denaro da chi era disposto ad offrirlo sia per via politica, sia per via imprenditoriale. Sulle ceneri di quello scandalo si passò alla cosiddetta Seconda Repubblica ed allo smantellamento dei costosi apparati di partito, oggi sostituiti dai simulacri plastificati e personalizzati che troneggiano sulla scena politica tricolore.
Tuttavia ogni tanto fa capolino qualche notizia che rinverdisce quei tempi, ancorché le armi siano cambiate ed accanto ai soldi, oppure in loro sostituzione, si siano utilizzate altri marchingegni per vincere la concorrenza. L’utilizzo degli interventi giudiziari mirati, la disinformazione ed il discredito popolato tramite i social, il moralismo accattone che fa liste di proscrizione per i cosiddetti impresentabili, l’uso della stampa amica ‘mediante veline appositamente redatte, oppure trapelate dagli stessi ambienti giudiziari, sono strumenti tuttora in uso nel panorama della lotta politica ed hanno mietuto vittime sia illustri che poco note. Usurati questi espedienti che non incantano né allarmano una smaliziata opinione pubblica più di tanto, le forme di lotta si raffinano e si modificano. In questi mesi, stante concomitanti eventi internazionali, pare che il tentativo di scandalizzare l’opinione pubblica italiana passi per le cancellerie di altre nazioni. Le interferenze russe nella campagna elettorale per scongiurare la rielezione di David Trump hanno a lungo animato la polemica politica a stelle e strisce. Si è poi passati alle intese politiche e imprenditoriali di Matteo Salvini (e dei suoi sostenitori) con Vladimir Putin oltre quelle più vecchie e già note dei rapporti di cordialità tra il Cavalier Berlusconi ed il leader russo. Lo scoppio della guerra in Ucraina e la ferma posizione del governo Draghi contro l’invasione russa, oltre agli aiuti militari forniti a Kiev, si dice abbia determinato la caduta anzi tempo dell’esecutivo in virtù del repentino cambio di posizione di Lega, Forza Italia e M5S. Un argomento, questo, che spesso viene richiamato dal Pd come indicatore di un malcelato sostegno al dittatore del Cremlino da parte di quegli stessi partiti. La campagna elettorale fortemente influenzata dalla crisi energetica e dal conseguente caro bollette, oltre che dall’inflazione, sta dando ai russi una forte arma di interferenza nelle nostre vicende elettorali.
Ecco allora la contromossa statunitense con la rivelazione ambigua e reticente di un piano di finanziamento di Mosca a politici e Stati anche europei. Un modo per accreditare subdolamente l’idea che gli amici di Putin abbiano incassato aiuto e soldi. Insomma: un siluro per il centrodestra. L’Italia rischia di trasformarsi in un campo di battaglia ove si confrontano soldi russi e spioni americani nel tentativo di creare scandalo e determinare, così, l’esito della partita elettorale. Non bastava il fango nostrano. Ci voleva anche quello confezionato all’estero!!
*già parlamentare
© RIPRODUZIONE RISERVATA