NAPOLI – Piazza Garibaldi non è più quella di qualche anno fa. La sua importanza, in tempi velocissimi in rapporto allo sviluppo recente della città, è via via cresciuta fino a diventare uno snodo fondamentale. Per una categoria in particolare di cittadini per così dire ‘temporanei’ che sostano a Napoli: i turisti, che da ogni Paese del mondo mostrano una curiosità sempre più crescente verso il patrimonio d’arte, di cultura e umano di Partenope. Tornando a piazza Garibaldi, nonostante sia divenuta un punto di passaggio obbligatorio per migliaia di visitatori tutti i giorni, il suo volto e soprattutto il suo stato restano immutati. Nonostante il restyling della piazza, questa appare identica a qualche anno fa, quando il boom turistico a Napoli appariva ancora come un miraggio.
Il nostro tour comincia all’esterno della ‘Galleria Commerciale’, la bella struttura costruita da abili architetti che appare oggi come una sorta di cattedrale nel deserto. Un’ampia scalinata conduce al piccolo paradiso dello shopping, ma prima di addentrarsi nella ‘bolla’ commerciale di piazza Garibaldi è impossibile non notare lo squallore e lo sfacelo che tutto intorno regna. La puzza di urina e di escrementi rovina la passeggiata dei pedoni: lungo gli ascensori che portano al sotterraneo parcheggio, i tanti clochard che dormono in strada espletano qui i loro bisogni fisiologici. In pieno giorno campeggiano cartoni sporchi e vecchi stracci, giacigli di fortuna dei disperati che vivono in piazza. E’ così che Napoli accoglie i turisti che arrivano in stazione. La situazione sembra migliorare quando, dopo aver schivato le scale mobili non funzionanti, si scende (a piedi), finalmente, nella ‘Galleria’. Ed è qui che ci si scontra con un piccolo, banale disservizio capace, da solo, di bloccare una intera stazione della metropolitana: le macchine erogatrici dei ticket di viaggio non funzionano. Con un foglio e una frase scritta a penna si comunica che no, quelle macchinette messe apposta lì non erogano i biglietti. Per comprare i quali l’unica scelta è quella di rivolgersi ai rivenditori. Ed è così che si forma la chilometrica, quotidiana fila dinanzi al box in cui a pochi lavoratori tocca affrontare l’esercito di turisti irritati. “Mezz’ora solo per acquistare il biglietto: mai vista una cosa del genere”: qualcuno si lamenta, è una donna dall’accento del Nord Italia. Guadagnato il fatidico titolo di viaggio, ecco un’altra ‘sfida’: obliterare. Neanche i tornelli funzionano regolarmente: solo alcuni risultano attivi, ed è così che il gran traffico di passeggeri si incanala lungo pochi ingressi. L’attesa del treno in banchina dipende dalla giornata: come una scommessa, talvolta si vince, ma molto spesso si perde. Ritardi e disservizi sono frequenti, e soprattutto nelle ore di punta gli utenti ammassati dietro la linea gialla sono tantissimi, troppi. La situazione non migliora nelle altre stazioni della linea 1 della metro. Chi scende a Salvator Rosa avrà notato come spesso, accanto al varco d’uscita dei passeggeri, qualcuno usi parcheggiare lì uno scooter. Una stazione che potremmo definire “multitasking”, in cui trovare sia servizi di trasporto pubblico, che di sosta di mezzi privati.
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