Domenica romana per Giorgia Meloni. La leader di FdI si concede un po’ di tempo in famiglia ma non molla il lavoro sul dossier energia. La soluzione, insiste, dovrà essere europea. “La priorità è fermare la speculazione sul gas – ribadisce – Continuare all’infinito a compensare il costo delle bollette regalando soldi a chi si sta arricchendo sulle spalle di cittadini e imprese, sarebbe un errore”. In questo la sintonia con Mario Draghi e Roberto Cingolani è totale.
Il titolare del Mite rassicura intanto chi assumerà la guida del Paese sulle scorte: con gli stoccaggi che hanno superato quota 90%, al netto di “eventi catastrofici”, per questo inverno siamo “coperti”, prevede. Quanto alla partita che si gioca in Europa, spiega, “è mio dovere concordare con Draghi e, in accordo con lui, avvisare chi viene dopo che stiamo andando in questa direzione. C’è poca ideologia in questo”, dice sicuro, sottolineando come, a fronte di posizioni nazionali “su cui si può avere una dialettica molto accesa, ci sono poi dossier internazionali su questioni di sicurezza e rilevanza strategica dove bisogna avere un volto unico”. E se in tanti credono che alla fine sarà comunque il “volto” dell’attuale ministro dell’Energia a rappresentare l’Italia nell’era Meloni, le trattative sulla composizione della squadra di Governo si fanno in queste ore più fitte.
La leader FdI ha raccolto negli ultimi giorni i ‘desiderata’ – più o meno dichiarati – degli alleati e la settimana che inizia domani servirà a fissare le prime caselle, che andranno poi incastrate con gli incarichi parlamentari da definire a partire dal 13 ottobre. In ballo ci sono non solo i presidenti delle due Camere e quelli delle commissioni, ma anche il vicepresidente e i membri laici del Csm da votare a maggioranza.
Da Silvio Berlusconi, via Antonio Tajani, è arrivato ancora una volta l’alt a una compagine che sia fatta in prevalenza da figure tecniche: “Noi siamo per un governo politico – ribadisce – poi se c’è qualche personaggio che nella sua vita ha raccolto un’esperienza tale da essere al governo senza stare in Parlamento, questo ovviamente può accadere, ma devono essere dei casi, non la regola”. I nomi senza tessere di partito sin qui inseriti nel totoministri sono quelli di Elisabetta Belloni (che resta in pole per la Farnesina), Fabio Panetta in lizza per il ministero dell’Economia e il duo Matteo Piantedosi-Lamberto Giannini per il Viminale.
Sfida a tre, tra politici, per le Infrastrutture, contese tra Francesco Lollobrigida (FdI), Edoardo Rixi (Lega) e Maurizio Lupi (Nm), mentre per gli Affari Ue sono in lizza Anna Maria Bernini (FI) e Raffaele Fitto (FdI). Restano poi i ‘big’ Tajani, Giorgetti e Crosetto. Il coordinatore di FI potrebbe succedere a Lorenzo Guerini alla Difesa o a Luigi Di Maio alla Farnesina, o magari essere tentato dalla presidenza della Camera, mentre l’attuale titolare del Mise, soprattutto se Roberto Calderoli fosse chiamato al Governo quale ministro per le Riforme, potrebbe finire sullo scranno più alto di palazzo Madama. Crosetto, invece, potrebbe alla fine restare fuori dalla compagine di Governo e giocare il suo curriculum come sottosegretario alla presidenza o dirigente di una partecipata.
Sarà invece il Consiglio Federale in agenda per martedì l’occasione per il Carroccio “per condividere e poi scegliere i nomi più adatti”. Matteo Salvini, assicurano i suoi, “è impegnato affinché la Lega dia all’Italia la squadra di governo migliore possibile. C’è grande ottimismo: la Lega non vede l’ora che questo governo cominci a lavorare”, viene fatto filtrare. Intanto, però, ad agitare le acque è la nascita del ‘Comitato del Nord’, corrente a spinta autonomista capitanata da Umberto Bossi.
In Lombardia e Veneto, tra coloro che puntano il dito contro l’ex titolare del Viminale per l’emorragia di consensi e puntano a un cambio ai vertici, l’iniziativa del senatùr fa ben sperare. “Non so cosa sia, se è una roba costruttiva è un bene, se non lo è, è un male. Spero non sia il raggruppamento di quelli che hanno sempre da borbottare, di quelli che sono usciti o non sono stati ricandidati – dice invece a LaPresse il commissario della Lega Nord Igor Iezzi. – Spero che Bossi non si faccia strumentalizzare e faccia qualcosa di utile, ancora non sappiamo di cosa si tratta”.LaPresse