Meno sette giorni all’avvio della XIX legislatura che prenderà il via con l’insediamento del Parlamento previsto per giovedì 13 ottobre. Alla Camera la campanella del primo giorno di suonerà alle 10, al Senato mezz’ora dopo. Già da lunedì 10 ottobre, tuttavia, le porte dei dei due palazzi si apriranno per l’accoglienza dei neo parlamentari per gli adempimenti burocratici.
Ad occupare i banchi dei due emicicli – per effetto del taglio del numero dei parlamentari – saranno 400 deputati e 200 senatori. Mentre a dirigere i lavori della prima seduta saranno Ettore Rosato, alla Camera, e Liliana Segre, con molta probabilità, al Senato. In base ai regolamenti, a Montecitorio il compito di presidente provvisorio è assegnato al più anziano per elezione tra i vicepresidenti della legislatura precedente, quindi il coordinatore nazionale di Italia Viva. A Palazzo Madama, invece, il ruolo spetta al senatore più anziano d’età, quindi il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano. Le sue condizioni di salute, però fanno propendere, salvo rinunce, per la senatrice a vita Segre.
Dopo la proclamazione degli eletti, il primo atto politico delle nuove Camere sarà quindi l’elezione dei presidenti dei due rami del Parlamento. Per la seconda carica dello Stato i nomi più circolati sono quelli di Ignazio La Russa (FdI), Roberto Calderoli (Lega) e Anna Maria Bernini (Forza Italia). A Palazzo Madama, considerati i numeri della maggioranza, l’elezione del successore di Elisabetta Alberti Casellati potrebbe avvenire già al primo scrutinio. Secondo il regolamento del Senato, il voto si svolge in modalità segreta. E’ eletto presidente chi raggiunge la maggioranza assoluta dei voti dei componenti (104, considerando anche i 6 senatori a vita). Qualora invece non si raggiunga questa maggioranza neanche con un secondo scrutinio, si procede, nel giorno successivo, ad una terza votazione nella quale è sufficiente la maggioranza assoluta dei voti dei presenti, computando tra i voti anche le schede bianche. Se anche in questo caso nessuno risulta eletto, il Senato procede lo stesso giorno al ballottaggio tra i candidati che abbiano ottenuto, nel terzo scrutinio, il maggior numero di voti. A parità di voti, è eletto o entra in ballottaggio il più anziano di età. Potendo il centrodestra contare su almeno 112 senatori, dunque, il nome potrebbe già essere deciso dalla prima chiama di giovedì.
Per la fumata bianca potrebbero volerci uno o due giorni in più, invece, alla Camera. A Montecitorio, sempre secondo il regolamento, al primo scrutinio viene eletto il deputato che riceve il voto di almeno due terzi dei membri della Camera (267). Se nessuno raggiunge questa cifra, al secondo e terzo scrutinio il quorum si abbassa a due terzi dei votanti. Se ancora nessuno è eletto, dal quarto scrutinio in poi basta la maggioranza assoluta (201) e il voto va avanti a oltranza. Poiché il centrodestra può contare su 235 deputati, è probabile che il successore di Roberto Fico sia eletto solo alla quarta votazione, che potrebbe avere luogo nel pomeriggio di venerdì 14 ottobre o la mattina di sabato. Tra i nomi più quotati – nel caso in cui la seconda carica dello Stato vada a Fratelli d’Italia – quello dell’azzurro Alessandro Cattaneo ma anche del leghista Giancarlo Giorgetti, nel caso in cui non dovesse essere riconfermato al governo.
Una volta eletti i presidenti delle Camere, i parlamentari dovranno dichiarare a quale gruppo vogliono iscriversi. Da regolamento, per costituire un gruppo alla Camera servono 20 deputati, al Senato 10 senatori. Sono però possibili deroghe a discrezione delle presidenze in base ad alcuni criteri. I parlamentari che non fanno dichiarazione di appartenenza a nessun gruppo confluiscono nel gruppo Misto. Si procede quindi con l’elezione dei capigruppo. Solo dopo è attesa la convocazione da parte del Quirinale delle consultazioni, che porteranno alla formazione del nuovo esecutivo.
Di Silvia Egiziano