A un anno dall’assalto alla sede di Corso d’Italia, la Cgil torna in piazza a Roma. Scende in corteo per le vie del centro, partendo da piazza della Repubblica e approdando a Piazza del Popolo, dove il palco montato per l’occasione attende l’arrivo di numerosi ospiti e, chiaramente, del leader del sindacato, Maurizio Landini che, dopo aver ribadito le parole d’ordine del sindacato – riforma delle pensioni e del fisco, lotta al precariato e alle morti sul lavoro, pace in Ucraina – lancia un avvertimento al futuro Governo: “Noi, di fare i servi sciocchi, non abbiamo nessuna intenzione”.
Pregiudiziali la Cgil non ne ha, “giudichiamo nel merito”, dice Landini. Ma il prossimo esecutivo non dovrà seguire l’esempio di quello precedente: “Se pensa di chiamarci a Palazzo Chigi per informarci di quello che già è stato deciso, eviti di farlo”, afferma infatti seccamente il segretario generale. Il nuovo inquilino di Chigi quindi dovrà ascoltare il sindacato, anche perché, sottolinea Landini, Cgil, Cisl e Uil, insieme, contano almeno “11 milioni di iscritti” e se “con 12 milioni puoi governare, allora noi possiamo essere ascoltati prima di decidere”.
I passaggi sono accolti con applausi e cori da una piazza che – anche se il sindacato sui numeri di oggi non si esprime – sembra gremita. Anche il parterre è ricco, ci sono tutte le categorie, dai metalmeccanici ai servizi, dalla scuola ai trasporti, e c’è anche il mondo politico, da Andrea Orlando a Laura Boldrini, da Nicola Fratoianni a Gianni Cuperlo, fino a Giuseppe Conte e Roberto Speranza. E ci sono le bandiere, che animano la piazza dopo aver guidato la testa del corteo: quelle della Cgil, quella della Pace ma anche quella dell’Iran, un chiaro segnale di solidarietà alle donne uccise nei giorni scorsi nei tumulti di Teheran, ricordate dallo stesso Landini anche dal palco.(LaPresse)