ROMA – Il successo di Giorgia Meloni è un incoraggiamento alla politica portata avanti da Marine Le Pen. Lo dice la stessa leader del Rassemblement national in un’intervista al ‘Corriere della sera’ in cui fa presente che “da molti anni ormai assistiamo al grande ritorno delle nazioni”.
Da tempo dico – osserva Le Pen ricordando che Meloni sta dalla parte giusta ma come il partito più vicino sia la Lega – che “la divisione destra sinistra non esiste più, sostituito da quella tra nazionali, ovvero coloro che difendono la nazione, e mondialisti che sperano nella nazione delle nazioni a beneficio di strutture sovranazionali come l’Unione europea o altre. Questa nuova divisione si è imposta in tutto il mondo e soprattutto in Europa, in Ungheria, Polonia, Svezia, in Francia e ora in Italia. Questo avrà conseguenze sul dibattito sulla direzione politica, e sulla natura e la direzione delle istituzioni europee”.
“Il centro di gravità si sposterà a favore dei Paesi che difendono l’idea nazionale – continua Le Pen – gli equilibri si sposteranno a mano a mano che si succedono le elezioni in Europa. E’ un lavoro di lungo respiro, ma i nostri alleati sono sempre più numerosi”.
“La Francia deve lavorare con l’Italia quale che sia la tendenza politica del suo governo – rileva Le Pen – siamo, forse più di altri, due Paesi fratelli. In ogni caso, non ci aspettiamo che il potere politico ci accordi una qualche legittimità, la traiamo dal popolo con il mio 42% al secondo turno dell’elezione presidenziale e con gli 89 deputati”.
Un pensiero alle elezioni del 2027? “Avendo già fatto tre presidenziali, avevo detto che a priori non ne avrei fatta una quarta, salvo eventi eccezionali. Ma se le circostanze si allineassero in modo da essere io, e non qualcun altro anche nel mio stesso partito, ad avere le maggiori probabilità di vincere, mi batterei per assolvere al mio dovere. Ma non mi precipito adesso”.
“La Lega è proprio il partito al quale siamo più vicini, politicamente e affettivamente – dice Le Pen – siamo fedeli nelle amicizie e nelle alleanze, non le rimettiamo in discussione in funzione di risultati elettorali che in politica, e in particolare in quella italiana diciamolo, possono cambiare rapidamente. Detto questo, siamo mille volte più vicini alla visione di Meloni che a quella di Draghi”.
(LaPresse)