NAPOLI – Calo devastante di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci. E’ stata pubblicata l’edizione 2022 del Living Planet Report, il rapporto biennale curato da Wwf sulla salute della biodiversità globale, che analizza in particolare i trend di declino di decine di migliaia di popolazioni di vertebrati in tutto il mondo. Il report è alla sua 14esima pubblicazione, e fornisce una panoramica dello stato della biodiversità, dei suoi stretti legami con la crisi climatica, dei fattori umani che la causano e delle potenziali soluzioni a favore della nostra stessa sopravvivenza e benessere. Nell’edizione di quest’anno che analizza quasi 32mila popolazioni di oltre 5mila specie (con più di 838 nuove specie e poco più 11mila nuove popolazioni aggiunte rispetto al precedente rapporto), mostra un calo medio del 69% dell’abbondanza delle popolazioni di specie di vertebrati analizzati, in meno di una vita umana.
Giù le SPECIE D’ACQUA DOLCE
Le popolazioni monitorate in America Latina e nella regione dei Caraibi hanno mostrato i peggiori trend, con un calo medio del 94% dal 1970. Nello stesso periodo, le popolazioni monitorate in Africa sono diminuite del 66%, mentre quelle in Asia-Pacifico sono diminuite del 55%. In Nord America, le popolazioni monitorate sono diminuite del 20%, mentre l’Europa e l’Asia centrale hanno registrato un calo del 18%, sebbene questi numeri non siano certo positivi, in quanto gran parte della perdita di biodiversità in queste regioni si è registrata nei decenni precedenti. Tra i gruppi animali analizzati, le specie d’acqua dolce mostrano il calo più marcato, con un declino medio dell’83%.
CAUSE DEL DECLINO
Secondo il Living Planet Report le principali cause del declino delle popolazioni di fauna selvatica sono i cambiamenti nell’uso del suolo e del mare, lo sfruttamento eccessivo di piante e animali, il cambiamento climatico, l’inquinamento e le specie aliene invasive, le minacce provenienti da agricoltura, caccia e bracconaggio, e deforestazione sono particolarmente gravi ai tropici, mentre hotspot di inquinamento sono particolarmente importanti in Europa. Inoltre a meno che non limitiamo il riscaldamento a meno di 2 °C, o preferibilmente 1,5 °C, è probabile che il cambiamento climatico diventi la causa principale della perdita di biodiversità e del degrado degli ecosistemi nei prossimi decenni.
I DANNI DELL’UOMO
La natura e la biodiversità stanno progressivamente scomparendo ad una velocità allarmante a causa della nostra domanda crescente di energia, acqua e suolo. Ad oggi, tra l’1 e il 2,5% delle specie di uccelli, mammiferi, anfibi, rettili e pesci si è già estinto, l’abbondanza delle popolazioni e la loro diversità genetica sono diminuite drasticamente, due terzi degli oceani e tre quarti delle terre emerse sono stati alterati in maniera significativa dall’azione umana, mentre le temperature medie sono già aumentate di 1,2 °C dai tempi preindustriali. E’ la prima volta nella storia della Terra che una singola specie, Homo sapiens, esercita un impatto così forte sul Pianeta.
UNA LEGGE SUL CLIMA
Luciano Di Tizio, presidente Wwf Italia ha spiegato: “I dati del Living Planet Report sono l’ennesimo, drammatico allarme del pessimo stato di salute della biodiversità globale e confermano che il tempo a nostra disposizione per invertire la curva dell’emorragia di natura che contraddistingue la nostra epoca è ormai agli sgoccioli. Senza un cambiamento strutturale nelle nostre politiche, economie, abitudini quasi nessuno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Onu (SDGs) potrà essere raggiunto. E’ indispensabile dimezzare l’impronta globale di produzione e consumo entro il 2030. Abbiamo bisogno di trasformare radicalmente la nostra cultura e la nostra società. In Italia il Wwf ha avanzato proposte concrete che ci auguriamo vengano messe al centro dell’agenda del nuovo Governo: entro un anno serve una legge sul clima, una per contrastare il consumo del suolo ed un Codice della Natura per razionalizzare tutte le norme a tutela della nostra biodiversità”.