Nonostante l’urgenza il price cap al gas non si materializzerà prima di dicembre. I ministri dell’Energia oggi a Lussemburgo hanno sollecitato la Commissione a fare in fretta a presentare la sua proposta giuridica ma l’Esecutivo Ue ha ricordato che c’è un tacito accordo con gli Stati per arrivare al più ampio consenso possibile. In principio si dicono quasi tutti d’accordo, ma le divergenze affiorano non appena si iniziano a delineare i dettagli e il modello del corridoio dinamico, la nuova denominazione del tetto al prezzo del gas richiesta dai leader nel vertice di venerdì scorso.
Oggi il Consiglio ha iniziato a discutere il pacchetto presentato dalla Commissione lo scorso 18 ottobre, che stabilisce un quadro per l’introduzione del price cap, del nuovo indice complementare al Ttf di Amsterdam e per gli acquisti congiunti. Per il via libera servirà ancora del tempo e solo dopo la sua approvazione la Commissione presenterà la nuova proposta di regolamento per introdurre nel dettaglio il tetto.
Intanto è stato deciso di convocare un altro Consiglio Energia straordinario per il 24 novembre, una data utile per vedere approvato il primo pacchetto. L’Italia ha ribadito “l’urgenza delle misure incluse nel pacchetto energia, e con noi la maggior parte degli altri Paesi”, ha dichiarato il ministro all’Ambiente e Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, al suo esordio nelle istituzioni europee.
“La Commissione si è impegnata a valutare tutte le proposte in tempi rapidi”, ha riferito il ministro, giunto a Lussemburgo assieme all’ex ministro Roberto Cingolani, consulente in questa fase di passaggio. Anche perché “la maggior parte degli Stati Membri ha ribadito, insieme a noi, l’importanza di arrivare quanto prima alla formalizzazione dello strumento attuativo”. La Commissione, intanto, ha consegnato la sua analisi costi/benefici sul modello iberico in un non-paper che assomiglia molto a una bocciatura.
L’idea di imporre un tetto sul prezzo del gas usato per produrre elettricità e finanziare la differenza tra il prezzo imposto e quello di mercato con risorse pubbliche – derivanti nel caso della Spagna dagli extra profitti delle rinnovabili – comporterebbe una serie di problemi, rileva la Commissione. Prima di tutto per Stati come l’Italia, che hanno una grossa componente di gas usato per generare elettricità, i costi da sostenere sarebbero troppo alti. Poi, trattandosi di un’operazione che non si applica ai contratti a lungo termine, i benefici per paesi con la maggior parte di questi contratti, come i Baltici e i paesi nordici, sarebbero scarsi.
Infine, potrebbe portare a un aumento del consumo di gas e delle esportazioni del gas a prezzo calmierato ai paesi terzi come Gran Bretagna e Svizzera. Il Consiglio non ha dato molto peso al non-paper, trattandosi di un documento informale, mentre non esclude di poter valutare una proposta concreta, cifre alla mano, da parte della Commissione.
Per l’inizio della prossima stagione di stoccaggio, invece, sarà pronto il nuovo indice complementare al mercato Ttf di Amsterdam. “Abbiamo chiesto ad Acer di sviluppare entro il 31 marzo un nuovo benchmark complementare che rispecchi adeguatamente l’attuale situazione di mercato”, ha detto la commissaria Ue all’Energia, Kadri Simson, al termine del Consiglio Energia. Nel frattempo “abbiamo anche proposto di istituire un tetto dinamico sulle transazioni del Ttf”, ha aggiunto. Ovvero il price cap temporaneo richiesto dai leader ma che stenta a decollare.
Sul fronte dei consumi alla luce della transizione verde i ministri dell’Energia hanno dato luce verde alla sua posizione per la modifica della direttiva sull’efficienza energetica degli edifici. Entro il 2030 tutti i nuovi edifici devono essere a emissioni zero, prevede il provvedimento. Si tratta di una proposta significativa, parte del pacchetto ‘Fit for 55’, la strategia europea per il clima, se si considera che gli edifici rappresentano il 40% dell’energia consumata e il 36% delle emissioni dirette e indirette di gas a effetto serra legate all’energia nell’Ue.(LaPresse)