Dopo nove anni Silvio Berlusconi entra nella stessa aula, quella di palazzo Madama, da senatore, leader e soprattutto padre fondatore di quel centrodestra che ha portato a palazzo Chigi la prima donna primo ministro: Giorgia Meloni. Il leader azzurro si prende la scena, interviene in dichiarazioni di voto sulla fiducia al governo e non nasconde la sua “grande soddisfazione” per la rivincita incassata e si commuove quando da nonno, affettuoso e attento, condivide con l’emiciclo la sua felicità per la nascita del 17° nipotino. “Evviva!”, esulta tra gli applausi. Anche il presidente del Senato gli concede un trattamento speciale: “Do molto volentieri la parola al senatore Silvio Berlusconi. Bentornato”.
L’intervento del Cav parte dal lontano 1994, ma il messaggio che invia alla “signora Meloni” risuona forte e chiaro nell’aula che fu progettata da Luigi Gabet. “Se oggi per la prima volta alla guida del governo del Paese, per decisione degli elettori, c’è una esponente che viene dalla storia della destra italiana, questo è possibile perché 28 anni fa è nata una coalizione plurale, nella quale la destra e il centro insieme hanno saputo esprimere un progetto democratico di governo per la Nazione”, scandisce l’ex premier. “Una coalizione a cui ho dato vita 28 anni fa e che da allora ad oggi ha scritto pagine fondamentali nella storia della Repubblica realizzando una democrazia compiuta”, la sottolineatura in vista della partita dei sottosegretari che saranno nominati a breve.
Insomma Berlusconi non molla, la sua è una rivendicazione dopo le fibrillazioni con la stessa presidente di FdI, a cui – nelle ore per la formazione dell’esecutivo – aveva chiesto più volte una “pari dignità” che alla fine non ha ottenuto nei confronti della Lega. Parole che oggi risuonano come l’ennesimo avvertimento, condito da quel “la situazione è difficile ma noi comunque diamo convintamente la nostra fiducia”. L’uomo di Arcore è famoso per saper giocare su più tavoli e se da una parte si congratula con Meloni, augurandogli “cinque anni di lavoro”, dall’altra apre il tavolo delle trattative.
Il sottogoverno, che dovrebbe essere varato venerdì – al massimo i primi giorni della prossima settimana – deve avere un impronta per maggioranza azzurra. Stesso discorso per la divisione delle presidenze delle Commissioni di Camera e Senato. Forza Italia, dunque, non accetterà un altro braccio di ferro al ribasso. E per favorire il confronto il Cav sfodera, nella solennità del momento e del luogo, rassicurazioni in politica estera: “Forza Italia lavorerà al suo fianco con impegno e con lealtà, per realizzare il programma sul quale abbiamo avuto la fiducia degli italiani. Lo faremo da liberali, da cristiani, da garantisti – e soprattutto – lo faremo da europeisti e da atlantici”.
Il conflitto scatenato dalla Russia entra dunque nel suo discorso, confermando: “Noi, naturalmente, in questa situazione non possiamo che essere con l’Occidente, nella difesa dei diritti di un Paese libero e democratico come l’Ucraina”. Berlusconi chiude il suo intervento tra gli applausi. Tutti in piedi sui banchi del governo, con la standing ovation dagli scranni del centrodestra. Berlusconi è tornato.(LaPresse)