NAPOLI – Al di là delle parole ‘rassicuranti’ del premier, il governo Meloni non convince l’Unione europea. Davanti ad una opposizione nazionale traballante è a Bruxelles che si pensa a come opporsi ad un governo che sembra voler fare solo gli interessi di una parte del Paese. A discuterne con Cronache è l’eurodeputato di Greens-Efa Piernicola Pedicini.
Qual è la percezione dell’UE rispetto al governo Meloni? Il discorso alle Camere è servito a tranquillizzare i leader europei rispetto alla posizione italiana sulla politica estera?
Non so quanto possa aver tranquillizzato i leader europei. So per certo che ha suscitato non poche preoccupazioni in chi, come me, dai banchi del Parlamento Europeo, si batte fin dal primo giorno a difesa degli interessi dei nostri concittadini, a partire da quelli residenti nel Sud del Paese. Quello che si profilava come un semplice annuncio elettorale, è purtroppo divenuto un rischio concreto con la volontà, espressa in aula dalla Meloni, di dar seguito al processo di autonomia differenziata. Volontà che fa il paio con la scelta di affidare alla Lega i ministeri di Economia, Infrastrutture e Autonomia regionale, segno evidente di una strategia tesa, ancora una volta, a sfavorire il Mezzogiorno, a beneficio delle regioni già ricche del Nord. E noi dobbiamo evitare a tutti i costi che questo avvenga. La prima battaglia, che stiamo portando avanti con i sindaci della Rete Recovery Sud, affinché venga rispettato il vincolo di destinazione del 40% del Pnrr. Con una petizione portata in Commissione, abbiamo già ottenuto l’impegno dell’Europa a vigilare sulla spesa in Italia dei fondi Next Generation Eu.
Come andrebbe organizzata l’opposizione, dal suo punto di vista? Al momento sembra che i partiti sconfitti, in primis PD e M5S, navighino a vista…
Certamente non puntando su questioni frivole, come la nomenclatura di genere, il politically correct e amenità di questo genere. Così si ottiene solo il risultato di far bollire il Governo sul fuoco della crisi, a scapito dei tantissimi cittadini che hanno il problema di mettere il piatto a tavola e a cui vengono negati sempre più diritti, a cominciare da quello alla salute. Siamo in un Paese in cui intere famiglie hanno perso anche l’unica entrata mensile con cui sopravvivevano e dove anche l’aspettativa di vita viene definita in base al luogo di residenza, ma nel quale chi ci dovrebbe rappresentare concentra il suo tempo nella definizione corretta del presidente del Consiglio donna.
Come pensa di dare un suo contributo, alla luce di una storia politica che l’ha vista da sempre protagonista di battaglie e iniziative soprattutto per il Sud?
Con tantissime realtà associative e con il supporto di esponenti della società civile e di cittadini attivi da anni nella politica e nel sociale, stiamo organizzando una forza politica che si faccia interprete dei reali bisogni delle persone, a partire dal Mezzogiorno.
Un partito del Sud, dunque?
Un soggetto politico che faccia da contraltare a un governo che esprime ben 20 ministri del Centro-Nord Italia e al partito unico del Nord, che è quello di governatori come Zaia, Fontana e dello stesso presidente emiliano Bonaccini, la cui unica priorità è un’autonomia differenziata senza regole che si identifica con una vera e propria secessione dei ricchi. Non si può parlare di autonomia in un Paese in cui i fondi vengono ancora distribuiti secondo il criterio della spesa storica e dove non c’è alcuna volontà di rivedere i livelli essenziali di prestazione. Siamo pronti alla mobilitazione, a invadere le piazze, a farci sentire in ogni contesto istituzionale. Saremo noi la vera opposizione, in luogo di quelli che oggi vanno in cerca della migliore definizione di genere.
Con questi presupposti, c’è il rischio che anche i fondi del Pnrr possano essere mal ripartiti, a scapito del Sud…
Lo andiamo denunciando da tempo. La quota del 40% al Sud esiste solo sulla carta. Il problema principale è la grave carenza di organico dei comuni e delle amministrazioni del Sud, dove le risorse umane, in relazione alla percentuale di residenti, sono la metà rispetto a quelle del Nord. Questo comporta un inevitabile gap nell’efficacia dei progetti e nella loro presentazione in tempi adeguati.
Cosa pensa dell’indirizzo dell’attuale Governo sul tema dell’energia?
Penso che sia inaccettabile sentir parlare di Mezzogiorno d’Italia come l’hub dell’energia. Il Sud non può limitarsi a essere la presa della corrente d’Europa, per il sol fatto che ha il sole. Devono dare al Sud quello che gli spetta, ovvero investimenti in infrastrutture, reti ferroviarie e viarie, grandi opere. Abbiamo da offrire molto di più che sole e turismo.
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