Pd: Letta incassa ok a sprint congresso, domani in campo Bonaccini

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 19-11-2022 Roma Assemblea nazionale del Partito Democratico Nella foto: il segretario Enrico Letta durante la relazione iniziale

Il Pd anticipa ufficialmente il congresso: le primarie, che in un primo momento la direzione dem aveva fissato al 12 marzo, si svolgeranno il 19 febbraio (sempre che non coincidano con le Regionali nel Lazio e in Lombardia). Alla fine la modifica statutaria che consente di velocizzare i tempi e di far partecipare alla prima fase costituente anche chi non è iscritto al Pd, proposta da Enrico Letta, viene approvata dall’assemblea dem con 553 voti favorevoli, 21 contrari e 36 astenuti, ottenendo la maggioranza assoluta dei 610 delegati presenti (in presenza o da remoto, su 1073 aventi diritto) necessaria. La nettezza dei numeri finali, però, non lascia che restino a verbale dissidi interni e polemiche.

Letta è il primo ad averne fatto le spese e, dopo settimane “complicate”, chiede ai suoi di far andare in scena “la giornata dell’orgoglio del Pd”. Per essere intelligenza collettiva e decidere insieme, scandisce, “c’è bisogno di grande responsabilità e capacità di voler bene alla comunità”. Il segretario non si tira indietro: “Svolgerò il mio ruolo come promesso. È importante che ci sia qualcuno che si assume le responsabilità, che si prende critiche e fischi in un momento di sconfitta”, mette in chiaro. Poi però chiede responsabilità anche ai delegati. La sinistra conserva i dubbi della vigilia ma risponde presente.

“La nostra dannazione è sempre scegliere la via di mezzo, io ho chiesto di scegliere: o una costituente vera e seria, che aveva bisogno di tempo, oppure se l’unica cosa che in un pezzo del partito conta è la resa dei conti allora tanto vale farla subito – attacca Peppe Provenzano – Abbiamo salvato il tempo della costituente, le date, ma non sono sicuro che abbiamo salvato questo processo. C’è bisogno che ci crediamo tutti davvero, ma alcuni di noi non ci credono e aspettano solo questa conta”.

Il vicesegretario del Pd parlando a margine con i cronisti è ancora più chiaro: “Io spesso vedo due partiti al nostro interno: sono sbagliate due piazze contro la guerra e poi sul lavoro, sull’autonomia, non ci possono esserci due partiti in uno”, taglia corto. I riformisti, che invece nelle ultime settimane hanno chiesto di accelerare sui tempi, limitano gli interventi in assemblea e poi plaudono, a metà, allo sprint. “I nostri militanti e i nostri elettori vogliono un partito che reagisca e recuperi il proprio orgoglio – dice Alessandro Alfieri, coordinatore di Base riformista – Con oggi inizia il congresso. Avremmo preferito tempi più rapidi, ma con responsabilità abbiamo contribuito a definire un punto di incontro necessario ad avviare il percorso congressuale”.

Come in ogni momento di analisi della sconfitta, sul banco degli imputati dem finiscono le correnti. Un gruppo di parlamentari, tra i quali Marianna Madia e Lia Quartapelle, presenta un ordine del giorno per scioglierle. “Siamo stati criticati per questo e una delle critiche è arrivata da Dario Franceschini. Ma Dario – spiega la responsabile esteri della segreteria dem – noi non siamo contrari al sistema di correnti ma a questo sistema di correnti. In tutti i partiti ci sono posizioni diverse, ma non un sistema di potere per far partecipare solo alcuni e che sta facendo male al partito”.

La difesa del sistema che arriva, però, è trasversale. “Risparmiateci, risparmiamoci, gli appelli a sciogliere le correnti da pulpiti edificati su altre correnti. Il punto, il nodo politico, è che quelle correnti non si sono mai pesate”, sentenzia da sinistra Gianni Cuperlo. “Un grande partito non può vivere senza aree culturali, fare di questo il tema del congresso vuol dire fare gattopardismo”, gli fa eco l’orfiniano Francesco Verducci. Alla fine Letta assume l’odg come accolto dall’assemblea e il testo non viene messo ai voti. In realtà nella lista degli iscritti a parlare non figura nessuno dei ‘capicorrente’, alla finestra in attesa che i possibili futuri candidati scendano in campo. Ancora, ufficialmente, l’unica candidatura sul tavolo è quella di Paola De Micheli.

Nelle prossime ore, però, dovrebbero muoversi i ‘big’. Domani Mattina Stefano Bonaccini, dalla sua Campogalliano (Modena) ufficializzerà la sua corsa alla guida del Nazareno. Il governatore dell’Emilia Romagna ha scelto come luogo simbolo la sezione dove tanti anni fa si è iscritto al Pci e dove è sempre rimasto mentre sulla tessera passavano il Pds prima, i Ds poi e alla fine è arrivato il Pd. Dopo l’annuncio, la campagna congressuale inizierà tra qualche settimana con un’iniziativa al sud.

Venerdì, invece, Matteo Ricci sarà a Roma per presentare le sue “nuove idee per un nuovo Pd”, al grido di “riscatto sociale, sinistra veloce e un nuovo Pd del benessere equo e sostenibile”. Domenica 27, invece, sarà Dario Nardella a spostarsi nella capitale (il cinema Quattro fiontane, la location scelta) per lanciare ‘#IdeaPd’, per “una nuova comunità democratica”.

All’appello, manca poi, quella che tanti tra i dem apostrofano come ‘la variabile Elly’. Elly è Elly Schlein, da giorni data a un passo dalla scelta di candidarsi, partecipa da remoto – essendo stata invitata come tutti i parlamentari eletta con la lista ‘Pd – Italia democratica e progressista’ – ai lavori dell’assemblea. Ascolta ma non interviene. Studia. Per capire come si muovono alleati e avversari e – soprattutto – se il ‘nuovo Pd’ può davvero diventare casa sua.(LaPresse)

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