PORTICI – Si era sistemata su una sedia, all’angolo tra via Guglielmo Marconi e viale II Melina, davanti alla boutique Manù. Voleva godersi il sole e qualche ora di spensieratezza, con i saluti di sempre e gli incontri di tutti i giorni. Giuseppina Zeno (nella foto), 43enne del posto, ieri mattina ha rischiato di morire sotto il fuoco dei sicari della criminalità organizzata. Erano circa le 11 quando un commando della camorra ha esploso colpi di pistola all’impazzata. Un proiettile ha centrato Giuseppina a un gluteo. Urla e richieste di soccorso, la donna è stata aiutata da persone del posto e dai negozianti del quartiere. Poi l’arrivo a sirene spiegate degli agenti di polizia di Stato e dei carabinieri. Area messa in sicurezza, mentre Giuseppina, per tutti Giusy, veniva soccorsa dagli operatori del 118 e trasportata all’Ospedale del Mare. Qui è stata medicata e le sue condizioni sono state ritenute non gravi.
Dai controlli eseguiti dagli investigatori è emersa una parentela ‘eccellente’: Giusy Zeno è la sorella di Tommaso Zeno, ritenuto affiliato al clan Vollaro di Portici. Quindi una suggestione, almeno solo iniziale: gli spari erano un attacco alla cosca, un messaggio frontale alla storica organizzazione criminale porticese legata al cartello dell’Alleanza di Secondigliano.
Ma le indagini della Squadra Mobile di Napoli hanno subito una poderosa virata nel giro di poche decine di minuti: non era lei l’obiettivo dei sicari. La donna è stata colpita per errore. Non uno scambio di persona, ma una pallottola diretta ad altri o altro.
Due le ipotesi al vaglio degli investigatori, mentre non ci sono dubbi sul contesto malavitoso del raid di piombo. Si pensa a una ‘stesa’ dimostrativa verso le attività commerciali del quartiere, ma anche e soprattutto a un agguato fallito. Un uomo che sarebbe riuscito a sfuggire agli spari, un bersaglio mobile che si sarebbe riparato tra i vicoli del centro, con la traiettoria dei colpi che ha travolto Giusy.
La donna ne avrà per qualche giorno. Le ferite sul corpo si saneranno a breve, ma il trauma è destinato a durare a lungo. Per identificare il commando di fuoco gli investigatori troveranno materiale importante dalle telecamere delle tante attività commerciali di via Guglielmo Marconi, per un giorno centro nevralgico di Portici e della provincia a sud di Napoli.
La zona del mercato si è macchiata di sangue innocente. “Apprendere notizie del genere è qualcosa che fa male e ci deve fare riflettere – ha affermato il deputato Alessandro Caramiello – Camorra e di un malaffare sono realtà ancora troppo radicate sul territorio, e a rimetterci sono i cittadini onesti e perbene, che hanno paura: temono di parcheggiare la propria auto in strada la sera a causa di atti vandalici e raid, gli imprenditori locali, gli esercenti che hanno paura di subire l’ennesimo furto”. “La situazione – ha ribadito Caramiello – appare fuori controllo, ma non da oggi, bensì da diverso tempo. Infatti, abbiamo chiesto già numerose volte, di potenziare i controlli da parte delle forze dell’ordine sul territorio porticese. A novembre ho incontrato il questore di Napoli, Alessandro Giuliano, con il quale mi sono confrontato su diversi aspetti e sul tema della sicurezza, ribadendo l’importanza di una collaborazione tra forze dell’ordine, politica e scuola. Tuttavia, nonostante gli sforzi per garantire sicurezza, come testimonia questo ennesimo episodio gravissimo, per Portici bisogna fare di più, come aumentare il numero di pattuglie di polizia e carabinieri durante le ore notturne e uomini in divisa che facciano sentire la propria presenza nelle zone maggiormente a rischio criminalità. Questa volta – ha concluso il deputato – si parla di camorra e di un agguato in pieno giorno, che ci lascia sgomenti. Invitiamo gli imprenditori e chiunque subisse richieste dalla camorra a denunciare” . Caramiello porterà la problematica in parlamento all’attenzione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
“Tutti sanno, nessuno fa nulla”
PORTICI (Mauro De Riso)– “Qui nessuno ha fatto il proprio dovere. Tutti sanno, ma nessuno fa nulla”. E’ il grido di dolore che arriva da un residente del II viale Melina, teatro della sparatoria che ieri mattina ha turbato il quartiere della periferia di Portici. Una vicenda attualmente al vaglio delle forze dell’ordine e della magistratura, che puntano a fare presto chiarezza sull’accaduto e ad individuare i responsabili. Ma intanto in strada tra i cittadini e gli operatori del luogo c’è poca voglia di parlare. A rompere il silenzio è il titolare di una libreria. “Sono qui da 7 anni con la mia attività e posso affermare di non essermi mai sentito a rischio – spiega il titolare – Tra l’altro non mi ero neanche accorto di quello che era successo finché non ho sentito il suono delle sirene e alcuni passanti mi hanno poi riferito l’accaduto. E’ una vicenda molto spiacevole, la prima da quando ho iniziato a lavorare qui e ho aperto questa attività per cercare di diffondere il piacere della lettura sul nostro territorio”. La vita quotidiana sin dalle prime ore del pomeriggio è ripresa regolarmente. Quasi a voler esorcizzare quella scia di violenza e sangue che nella tarda mattinata aveva turbato la quiete del viale. “La verità è ben nota – racconta un abitante del viale – Qui tutti se ne fregano della gente che abita al viale Melina. Da anni si parla di telecamere da installare in questa zona per scoraggiare gli illeciti, eppure stiamo ancora così rovinati. Subiamo angherie e soprusi costanti nel silenzio più totale”. Un esempio su tutti, secondo alcuni residenti, riguarda la segnaletica stradale. “Altrove le strade sono state asfaltate e sono state anche disposte le strisce, qui invece la strada è stata rifatta ma la segnaletica orizzontale è stata ‘dimenticata’ – proseguono – Purtroppo quando qualcosa non va, nessuno parla”. Una città che secondo la versione dei residenti sembra viaggiare a due velocità, lasciando indietro gli abitanti di una periferia stordita ieri dal rumore degli spari.