Medici gettonisti, emergenza milionaria

Ospedali senza medici costretti a ricorrere a prestazioni private da quasi 90 euro all’ora

LaPresse/Stefano Cavicchi

NAPOLI – Nei momenti di crisi nascono sempre delle opportunità. In qualche caso queste ultime finiscono per essere una mazzata per le casse dello Stato. E’ il caso dei medici gettonisti che vengono impiegati dalle Asl per sopperire alle carenze croniche di personale all’interno dei Pronto soccorso. Secondo Dataroom un medico ospedaliero assunto da più di 15 anni guadagna 52 euro lordi all’ora, per 6 ore e 20 minuti al giorno da contratto (che però vengono sempre superate) per 267 giorni l’anno per un salario annuo lordo di 85mila euro circa. Gli stessi soldi un medico a gettone li guadagna facendo 84 turni da 12 ore, poiché la paga oraria minima in Pronto soccorso e in Anestesia è di 87 euro lordi. E’ evidente il dislivello di salario. Per non dire clamoroso. Ed è chiaro che in tanti in questi mesi stanno scegliendo la strada del libero professionismo, di non specializzarsi, per poter rientrare nella categoria e incassare cifre importanti per lavorare molto meno e non essere sottoposto ai turni massacranti che gli ospedali impongono. Un problema diventato una valanga, un fenomeno dilagante. Al punto che il governo ha deciso di intervenire. Per il Ministro della salute, Orazio Schillaci, “c’è la volontà di combattere il fenomeno dei medici gettonisti, che porta sconquasso nel Sistema sanitario nazionale e fa si che gli operatori che lavorano stabilmente si sentano trascurati”. E per questo è arrivata una diffida del sindacato FVM per “mettere in mora” chi effettivamente espone a rischio sia la salute degli utenti sia la responsabilità dei medici e dei sanitari dirigenti che quegli utenti hanno in carico. Abbiamo deciso di diffidare regioni e aziende sanitarie perché l’uso improprio delle risorse e il reclutamento senza regole del personale sanitario ha superato ogni misura. La salute e la vita delle persone deve essere una priorità della politica”, ha dichiarato il presidente FVM, Aldo Grasselli. In Campania il fenomeno non è ancora diventato dilagante e si attesterebbe, secondo l’indagine di Simenu, intorno al 17%. Ma sono cifre di giugno scorso e probabilmente il fenomeno è avanzato in maniera notevole. In Italia comunque sono almeno 15mila i medici a gettone che forniscono 18 milioni di prestazioni annue, da circa quasi 90 euro l’ora. Cifre astronomiche che finiscono per pesare sui conti delle Asl in maniera notevolissima. Ed è più che probabile che questa nuova opportunità che si aperta, per non chiamarla falla nel sistema, sta pesando sui concorsi per le assunzioni che sempre più spesso vanno deserti. Da un lato una grande opportunità di guadagno, dall’altra la mortificazione di chi opera in prima linea nel Sistema sanitario e dà la vita in pronto soccorso per una paga non paragonabile a chi opera a chiamata. “In merito alla carenza di medici che porta molte strutture a ricorrere all’utilizzo di ‘medici a gettone’ o ‘su chiamata’, quello che vediamo è il risultato di una politica che negli anni ha fatto ammettere pochi studenti ai corsi di laurea in Medicina. Uno dei primi atti che ho fatto da ministro è stato quello di mandare i Nas a verificare la situazione dei medici gettonisti, che rappresenta una anomalia che abbiamo subito preso in esame. Trovo inaccettabile che in uno stesso ospedale ci sia chi percepisca il triplo di chi è assunto. Sicuramente interverremo con provvedimenti legislativi”, ha spiegato il ministro Schillaci. Ci sono indagini, infatti, da parte dei Nas e valutazioni interne alle Asl. Ma ancora mancano provvedimenti legislativi seri, efficaci, per contrastare un fenomeno preoccupante, penalizzante, in tanti casi mortificante. “Noi siamo fortemente contrari all’impiego dei gettonisti – spiega a ‘Cronache’ il presidente del Saues, sindacato autonomo urgenza emergenza sanitaria Paolo Ficco – ma comprendiamo la necessità delle Asl di impiegarli per coprire le carenze di personale medico, specie servizi di emergenza. E’ necessaria l’introduzione immediata di una norma nazionale che preveda la copertura dei posti carenti ed eviti il transito dei medici di emergenza in altri servizi sanitari e, per l appunto, l’accettazione di forme di incarichi di natura privata. Altrimenti le aziende saranno costrette a continuare a ricorrere ai privati per evitare la paralisi e questo non va bene. Noi come sindacato auspichiamo un rapido intervento del governo”. E il Saues non si limita a invocare l’intervento dell’esecutivo di Giorgia Meloni ma è anche pronto a proporre delle soluzioni concrete: “Abbiamo un progetto che siamo in attesa di trasmettere alle istituzioni. Tra le nostre proposte c’ è quella dell’inquadramento dei medici convenzionati anziani di emergenza territoriale al regime della dipendenza, come gli stessi medici stanno chiedendo e la collocazione dei giovani convenzionati di ET nella scuola di specializzazione in MEU in soprannumero. Così come una indennità aggiuntiva adeguata ai medici di Pronto soccorso, fondamentale per evitare che il privato diventi così attrattivo. In conclusione riteniamo che se al medico convenzionato di emergenza territoriale garantiamo un rapporto di lavoro di tipo dipendente e al medico di Pronto soccorso una congrua indennità aggiuntiva, gli stessi non saranno orientati a ricorrere al privato”, ha concluso il presidente Ficco.
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