MADDALONI – Quattordici arresti, 30 indagati a piede libero, due chili e mezzo di droga, una pistola e 27 cartucce sequestrate e i sigilli al capitale societario di un centro vendita a noleggio vetture comprese sette automobili. E’ il bilancio dell’operazione eseguita ieri mattina dai carabinieri al termine dell’inchiesta su una presunta associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, marijuana e hashish. Contestata anche la detenzione ai fini di spaccio della droga. Tredici persone sono in carcere, una ai domiciliari. Tra gli indagati a piede libero anche il 23enne nipote del boss Lai. Le indagini sono state espletate tra il dicembre del 2018 e il maggio del 2020. I militari dell’Arma di Maddaloni hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale emessa dal gip del tribunale di Napoli. Stando a quanto emerso dalle indagini la gang si approvvigionava dello stupefacente a Caivano che a sua volta si riforniva da un gruppo calabrese. Sequestro preventivo per l’intero capitale sociale della società Lem Cars Luxury Rent di Caivano e otto automobili. Si tratta di una Opel Agila, una Fiat 500, una Smart Four Four, una Golf, uan 500 X, un fiat Ducato, un’Audi A3 Sportback e una Jeep intestata a Mario Cipolla, uno dei coinvolti unitamente al fratello Eduardo. Coinvolti anche i gemelli Antonio e Carmine Cesarano, di corso Italia a Napoli. All’atto dell’esecuzione degli arresti sono stati inoltre sequestrati 35mila e 800 euro in casa di un uomo a Secondigliano. Le indagini giunsero ad una svolta alla fine del mese di luglio di quattro anni fa quando Michele Di Caprio, di Maddaloni, fu arrestato con il beneficio dei domiciliari dai carabinieri della locale stazione con l’accusa di spaccio di sostanze stupefacenti. In suo possesso, circa 30 grammi di droga, un bilancino di precisione e materiale per confezionare dosi, finito sotto sequestrato. Inoltre, nel comprensorio delle case popolari Parco Lourdes di via Starzalunga, sempre a Maddaloni, nascosta dietro una lampada di emergenza posizionata all’interno del vano motore dell’ascensore, i carabinieri scoprirono un congegno elettromeccanico a scorrimento, sulla cui estremità era stata realizzata una incavatura. All’interno del vano fu rinvenuto e sequestrato un barattolo in vetro contenente circa 250 grammi di sostanza stupefacente tra cocaina e crack. Nello stesso ascensore fu trovata della cocaina nascosta in un calzino. Infine, fu denunciato un 32enne in possesso di otto grammi di marijuana per uso personale segnalato al prefetto di Caserta. Proprio dal controllo di alcuni acquirenti dello stupefacente partirono le indagini quasi 5 anni fa. Gli investigatori piano piano hanno risalito la china della presunta organizzazione ricostruendo l’intera organizzazione. Massimo Gallo di Caivano, detto ‘o chiattone, è ritenuto essere il capo della holding. Stando agli investigatori era Gallo la mente del gruppo. Forniva anche consigli sul dove nascondere la droga. Nel corso delle indagini sono stati portati a termine undici arresti in flagranza di reato e contestate 13 violazioni sulle norme delle droga (detenzione per uso personale). Una volta acquistata la droga a Caivano a Maddaloni si provvedeva a spacciare la sostanza stupefacente in diversi punti. Si tratta del secondo blitz antidroga portato a termine sul territorio in pochi mesi. Lo scorso 22 settembre in sette furono indagati a piede libero, altrettanti in cella e uno ai domiciliari. Sono i numeri dell’inchiesta, coordinata dalla Procura di S. Maria Capua Vetere, che puntò a colpire una rete di pusher attiva nella zona calatina, a Capodrise e a Napoli Nord. Ad innescare quell’attività investigativa fu una segnalazione anonima giunta ai militari dell’Arma che indicava Michele Di Caprio come presunto gestore di una piazza di spaccio a Maddaloni. Gli investigatori decisero di monitorare la sua abitazione situata in via Appia. E proprio nei pressi di quella casa dall’aprile al maggio 2020 fermarono tre persone, tutte trovate in possesso di cocaina e contanti. A seguito di quei controlli venne dato inizio all’attività di intercettazione delle utenze in uso a Di Caprio e ai tre sorpresi con lo stupefacente. E ascoltando le loro conversazioni (estendendo il monitoraggio dei telefoni, gradualmente, anche ad altre persone), i carabinieri riuscirono a tracciare la presunta rete di spacciatori smantellata con gli arresti eseguiti ieri. Proprio grazie alle conversazioni ‘ascoltate’ sono emerse, ha sostenuto il gip che ha disposto i provvedimenti cautelari, gli elementi che provano l’esistenza di “un’intensa attività dispaccio”. Da oggi intanto al via gli interrogatori di garanzia degli arrestati che compariranno davanti al gip titolare dell’inchiesta.
Due omicidi per lo spaccio
Per il controllo della droga undici anni fa fu commesso un omicidio. Un omicidio di camorra. Uno degli ultimi omicidi di camorra in città dopo quello di Antonio Panipucci. Si tratta del delitto di Franco Correra (nella foto), ucciso della zona delle palazzine in via Feudo. Il delitto è stato consumato il 12 settembre 2015. L’uomo dopo l’agguato rimase gravemente ferito; morì poco tempo dopo. Stesso copione per Daniele Panipucci. Morì il due giugno del 2016. E anche in quel caso sullo sfondo del raid dis angue c’era la gestione delle piazze di spaccio. Le indagini all’epoca condotte infatti fecero emergere come l’episodio omicidiario avenne nell’ambito di contrasti legati alla distribuzione di sostanze stupefacenti nella cittadina di Maddaloni e sorti all’interno del gruppo criminale rappresentato in Maddaloni da Antonio Esposito, detto “o’ sapunaro”, soggetto storicamente legato al clan Belforte di Marcianise. Panipucci fu raggiunto dai colpi di arma da fuoco poco prima di mezzanotte del 25 maggio di sette anni fa; spirò in ospedale una settimana dopo. A Maddaloni da anni vengono insediate infatti piazze di spaccio in cui si recano acquirenti dalla città e dai dintorni. Altre piazze di spaccio negli anni sono state smantellate a San Felice a Cancello e Santa Maria a Vico nella frazione San Marco Trotti, presso la chiesa ma spesso le organizzazioni, su base familiare, poco dopo riprendono a spacciare con un ritmo vorticoso.
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